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SPECIALE HELLAS VERONA: Briegel e Elkjaer, due professionisti seri e perbene

   Tempo di lettura 9 minuti

Oltre alla doppia intervista ai due stranieri, l’uno un giocatore fondamentale, l’altro imprendibile (secondo le loro definizioni) abbiamo intercettato anche l’ex portiere gialloblu Claudio Garella che ci confida: “Lo scudetto del 1985 è stato meraviglioso”

Per la prima volta siamo riusciti a intervistare tutti i componenti di una formazione storica gloriosa e vincente. Abbiamo chiuso il cerchio con il Verona campione d’Italia 1984/85 intercettando anche il portiere Claudio Garella e i due stranieri, il tedesco Hans-Peter Briegel e il danese Preben Elkjaer Larsen, questi ultimi due hanno comunicato con noi rispettivamente dalla Germania e dalla Danimarca. Quel Verona si classifcó primo in un campionato con diversi campioni tra i quali: Junior, Aldo Serena (Torino), Altobelli e Rummenigge (Inter), Vialli e Roberto Mancini (Sampdoria), Franco Baresi e Virdis (Milan), Scirea, Cabrini, Tardelli, Boniek, Platini, Paolo Rossi (Juve), Cerezo, Bruno Conti, Graziani, Pruzzo (Roma), Bertoni, Maradona (Napoli), Passarella, Antognoni, Socrates (Fiorentina), Zico (Udinese).

L’ex portiere Claudio Garella ha difeso i pali tra gli anni ’70 e ’80 della Lazio, della Sampdoria, del Verona, del Napoli e dell’Udinese. E’ l’unico portiere ad aver vinto due campionati, con il Verona nel 1985 e con il Napoli due anni dopo, in due squadre diverse che in totale hanno conquistato tre scudetti (il club partenopeo ha vinto due tricolori in tutto). Garella negli anni si è riscattato passando dal soprannome Paperella ai tempi della Lazio a quello di supereroe Garellik nel periodo del Verona. L’avvocato Gianni Agnelli disse: “Garella è il più forte portiere del mondo, però senza usare le mani”.

Il difensore/centrocampista Hans-Peter Briegel in Italia militò negli anni ottanta con il Verona e la Sampdoria. Oltre a vincere lo scudetto nel Verona si è laureato campione d’Europa nel 1980 con la Germania Ovest. Ha allenato in Turchia a cavallo tra gli anni 90′ e i primi del 2000 il Besiktas e il Trabzonspor, è stato inoltre il ct dell’Albania dal 2002 al 2006.

L’attaccante Preben Elkjaer Larsen in Italia ha vestito solo la maglia del Verona negli anni ottanta. Oltre al tricolore in gialloblu ha conquistato nel 1978 il campionato tedesco con il Colonia.

Ecco qui sotto la formazione del Verona campione d’Italia 1985 guidata dall’allenatore Osvaldo Bagnoli.

ALL. OSVALDO BAGNOLI

Clicca qui sotto sui nomi e cognomi per rileggere le vecchie interviste ai protagonisti del tricolore ’85.

DOMENICO VOLPATI

Il capitano ROBERTO TRICELLA, seconda e terza intervista

SILVANO FONTOLAN, seconda intervista

LUCIANO MARANGON

LUCIANO BRUNI

ANTONIO DI GENNARO, seconda intervista

PIERINO FANNA, seconda intervista

GIUSEPPE GALDERISI, seconda intervista

MISTER OSVALDO BAGNOLI

Garella nel Verona

Intervista a Claudio Garella

Le differenze nel vincere lo scudetto nel Verona e nel Napoli?

Due esperienze diverse ma in entrambe le piazze è stato meraviglioso riuscire a conquistare il campionato.

Ci può raccontare qualcosa di più specifico sul titolo vinto con i gialloblu?

Siamo stati in testa dalla prima all’ultima giornata. Che cosa aggiungere di più? Un ricordo stupendo.

Invece per ciò che concerne il tricolore con gli azzurri?

Giocare nella stessa squadra di Diego Armando Maradona è stato fantastico.

Come giudica il cammino fin qui del Verona attuale?

Basta leggere la classifica per capire che gli scaligeri stanno facendo bene. Ora però seguo poco il calcio, gioco molto a tennis.

Claudio Garella
Elkjaer e Briegel

Intervista doppia Hans-Peter Briegel – Preben Elkjaer Larsen

Cosa le piace di questo Hellas Verona?

Briegel: Mi piace molto che la squadra gioca in attacco, sono stati segnati fin qui 43 gol. Caprari e Kalinic sono bravi. A centrocampo apprezzo Lazovic e Barak. La fase difensiva deve migliorare, perchè 38 reti subite sono troppe. Spero che la società per la prossima stagione mantenga i calciatori più forti, perchè se si cambia molto poi è difficile migliorarsi.

Elkjaer: Purtroppo seguo raramente il campionato italiano perchè in Danimarca trasmettono poche partite. So che si trova a metà classifica, quindi sta facendo bene.

Il momento cruciale dello scudetto del 1985?

Briegel: 3 partite sono state fondamentali: il due a uno in trasferta ottenuto contro il Torino, il 3-5 con cui abbiamo battuto l’Udinese, il pareggio per 1-1 in casa contro l’Inter. In quella stagione ho segnato anche diversi gol.

Elkjaer: Il giorno dello scudetto (ndr, ride) perchè prima non avevo ancora realizzato che stavamo per vincerlo. Ricordo che ero molto nervoso alla penultima partita contro l’Atalanta e che fu decisivo l’1-1 in casa contro l’Inter.

Ci descrive i suoi due ex mister: Osvaldo Bagnoli e Vujadin Boskov (il quale lo ha avuto come allenatore ai tempi della Sampdoria)?

Briegel: Bagnoli era un tecnico molto preparato e ci faceva allenare parecchio, anche Boskov era bravo, ricordo che era davvero divertente. Mi volle nella Samp perché in un Kaiserslautern-Real Madrid di Coppa Uefa nel 1982 io giocavo per la squadra tedesca mentre Boskov allenava il club spagnolo, mi misi in mostra e vincemmo per 5-0 eliminando i blancos.

E’ stato soprannominato “cavallo pazzo” e “pazzo di Lokeren”; Gianni Brera lo definì “bufalino” per il suo modo di giocare devastante ed impetuoso e poi “cenerentolo” per aver segnato senza scarpino contro la Juve. Venne anche etichettato come “sindaco” per la fedeltà dimostrata nei confronti del Verona. A quale è più affezionato tra questi nomignoli e cosa ricorda ancora oggi di quel famoso gol?

Elkjaer: Sono più affezionato all’appellativo di sindaco perché me lo diedero i tifosi con cui avevo un rapporto speciale. C’era un feeling unico tra noi. Ancora oggi ho una casa sul lago di Garda, dove torno spesso. Verona fa parte di me e mio figlio è nato lì. Per l’episodio dello scarpino mi ricordo tutto, ma fu semplicemente una circostanza. Non avrei mai immaginato che in seguito ci sarebbe stato tutto quel clamore. Mi ritrovai solo davanti la porta e nonostante avessi perso lo scarpino tentai il tiro. Vincemmo 2-0.

Dov’è che la Germania Ovest avrebbe meritato di più: nella finalissima persa del 1982 o in quella in cui è stata sconfitta sempre in finale contro l’Argentina quattro anni dopo?

Briegel: Ho disputato due finali mondiali, uscendo sconfitto in entrambe le occasioni ma ormai è andata così. L’Italia ha vinto meritatamente, mentre contro l’Argentina siamo stati più bravi ma loro avevano Maradona che sul 2-2 ha servito l’assist vincente a pochi minuti dal 90esimo.

Nel 1984 è arrivato terzo nella classifica del pallone d’oro mentre nel 1985 secondo. In questi due anni ha trionfato Platini. E’ stato giusto così?

Elkjaer: Forse avrei meritato di vincerlo nell’anno dello scudetto, l’85. Giocai molto bene anche in Nazionale. L’anno successivo, l’86, arrivai quarto in classifica. Ero perciò sempre tra le prime posizioni.

Ci descrive Elkjaer a livello umano? Che tipo di giocatore era?

Briegel: Siamo arrivati nello stesso periodo nel Verona, nell’estate del 1984, e da lì in poi siamo diventati amici trascorrendo tanto tempo insieme. E’ una bella persona, adesso anche più tranquillo (ride…ndr). Ci sentiamo spesso ancora oggi nonostante stiamo in due nazioni diverse. E’ stato un fuoriclasse, per quanto era veloce diventava delle volte imprendibile per gli avversari.

Ci descrive Briegel a livello umano? Che tipo di giocatore era?

Elkjaer: Una bravissima persona e un giocatore fondamentale. Ciò che lo contraddistingue è la serietà a livello umano e la professionalità sportiva. Abbiamo tanti ricordi insieme. Ci vedevamo con le nostre rispettive compagne. Avevo casa a Bardolino (ndr, in provincia di Verona) in montagna. Spero di tornare presto in Italia, appena il covid sarà solo un brutto ricordo.

Briegel
Elkjaer

Fonti foto: twitter.com, sportsky.it, corrieredellasera, storiedicalcio.altervista.org e wikipedia.org

Erika Eramo e Stefano Rizzo

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