Home Interviste in Esclusiva Domenico Volpati: “Più Atalanta che Milan l’anti Inter”

Domenico Volpati: “Più Atalanta che Milan l’anti Inter”

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L’ex calciatore non condivide la scelta legata al denaro di Insigne e non vede di buon occhio il ruolo del procuratore

Una piacevole chiacchierata al telefono con Domenico Volpati ex difensore/centrocampista del Torino e del Verona tra gli anni ’70 e ’80. Volpati è diventato campione d’Italia con il Verona nel 1985.

Secondo lei solo il Milan può tenere testa all’Inter nella corsa verso il tricolore?

No, il Milan è un’antagonista dell’Inter ma vedo meglio l’Atalanta se i nerazzurri di Milano dovessero rallentare.

Come mai non sono arrivate grandi offerte dai club più prestigiosi per Lorenzo Insigne?

Evidentemente i club più potenti, a differenza di ciò che avviene in Italia, valutano Insigne non come un campionissimo. Ci sono giocatori più completi in giro. Farà il ‘pensionato’ a Toronto. Questa bramosia del denaro non la condivido. Alcuni professionisti mettono al primo posto i soldi, mentre io ho sempre preferito il progetto di una squadra piuttosto che il contratto.

In che modo la Juve interverrà sul mercato per sostituire l’infortunato Federico Chiesa?

La società bianconera ogni tanto aumenta il capitale perciò non si farà trovare impreparata, anche se farà un investimento a costi limitati.

Da chi è rimasto più deluso da Mourinho o da Sarri?

Da nessuno dei due perchè non mi aspettavo grandi cose da loro. Il mio prototipo attuale di allenatore è Pioli, mio ex compagno di squadra nel Verona. E’ silente ma efficace, è molto elegante, ricorda un po’ Bagnoli.

Cosa le piace del tecnico del Verona Tudor?

Ha il gran merito di aver dato continuità al lavoro di Juric, stesso merito che ha Simone Inzaghi nell’Inter giunto per sostituire Antonio Conte. Non è semplice ereditare un progetto vincente.

Juric sta facendo molto bene anche nel Torino, se lo aspettava?

Sì, da tifoso del Verona però mi sono sentito tradito. Il suo trasferimento al Torino è legato solo da un discorso pecuniario e non gli fa onore.

Lei dopo aver appeso gli scarpini al chiodo ha lavorato come dentista. Qual è la carie del nostro calcio da estirpare?

I procuratori come figura. Pochi sono onesti.

Qaul è il segreto fatal di quel famoso Verona?

Siamo stati un gruppo molto unito con un grande senso di appartenenza. Grazie anche all’allenatore Osvaldo Bagnoli mettevamo in campo il 110%, automatismi, belle giocate. Nell’anno dello scudetto per via dell’inforunio subìto da Mauro Ferroni ho ricoperto il ruolo di difensore trovandomi bene e a centrocampo al mio posto è stato schierato Luciano Bruni, il quale era più tecnico di me. Un ricordo va anche a Pablito Rossi mio ex compagno di squadra proprio nel Verona. Era una persona straordinaria, si faceva voler bene da tutti. Eravamo amici, ci siamo frequentati anche dopo che abbiamo smesso di giocare. Sono orgoglioso di essere stato suo amico.

Fonti foto: LaVocediNovara.com; Corriere.it; HellasVerona-bs

Stefano Rizzo

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