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Pedro Manfredini: l’uomo dei record chiamato Piedone

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Autore di 104 gol in 164 partite, ha contribuito a scrivere una parte di storia della Roma con la vittoria in Coppa delle Fiere, unico trofeo internazionale vinto dai giallorossi. Famoso per le sue triplette, criticato da qualche allenatore, ma amato dai tifosi che piansero al suo addio. Ma fu solo un arrivederci

Arrivò a Roma nel giugno del 1959. Pedro Waldemar Manfredini veniva dall’Argentina, da Maipú una cittadina in provincia di Mendoza centro di una importante regione viticola. Era un velocista incallito delle aree di rigore. Quando prendeva velocità il pubblico romanista si alzava in piedi e urlava: Pedro, Pedro, Pedro. E allora Pedro si ingobbiva col suo nove sulle spalle e caricava l’aria di rigore a testa bassa come fa il toro col torero. Il suo fine unico era il gol. La sua Argentina sapeva chi era Pedro: l’aveva visto segnare due gol nel campionato Sudamericano (attuale Copa America) vinto dall’Albiceleste nel ’59. Si era guadagnato in quei tempi di nazionale e Racing Club una frase che lo raccontava: “No corre, vuela”.

Un giorno Aldo Biscardi capo redattore del quotidiano romano Paese Sera intervistò Vicente Feola il grande allenatore italo-brasiliano che fece conoscere al mondo Pelé, per chiedergli chi fosse il Manfredini giocatore. L’allenatore gli rispose: “Paisá, Manfredini è un giocatore indipendente…E’ indipendente quell’attaccante, ala o centravanti che non dipende dal gioco degli altri, della squadra, che non fa parte degli schemi, del collettivo, che segna per virtù propria e mette sempre in difficoltà l’allenatore, perché l’allenatore sa che può sempre far gol ma che se e quando non fa gol la squadra gioca in dieci”.

Il grande nemico è stato Luis Carniglia ex grande giocatore del Boca Juniors anni ’40, ex allenatore del Real di Di Stefano, argentino come lui. Ai tempi della Coppa delle Fiere vinta insieme Carniglia è furibondo durante la semifinale con l’Hibernian, mentre Pedro segna un gol dopo l’altro, sbotta in panchina: “E’ un’ingiustizia, gli altri giocano e lui segna!”. L’allenatore amava il gioco estetico, non si capacitava che Lojacono e Schiaffino giocassero e Pedro l’opportunista facesse gol e la squadra nata per esaltare l’estetica vincesse grazie a un pragmatico. Ma Pedro era grande.

Nacque un conflitto. Luis Carniglia lo escludeva e Pedro aveva 10.000 pretoriani al seguito. Sì perché Manfredini si era accorto che gli incassi della Roma variavano se giocava o no. Così 10.000 tifosi in più c’erano solo se giocava lui. Il 30 ottobre del 1962 Carniglia venne esonerato dopo la sconfitta interna con la Lanerossi Vicenza, la settimana dopo Pedro Manfredini, di nuovo in squadra, fece tre gol al Palermo e dichiarò: “Al posto del portiere vedevo la sagoma di Carniglia!”.

Tutta la carriera di Manfredini in giallorosso è stata contraddistinta dalle triplette: oltre a quelle già citate, Piedone ne mise a segno nove. Quella più importante è stata realizzata nell’autunno del 1960, in un derby vinto 4-0 dalla Roma. Con annesso record: Manfredini è l’unico calciatore della Roma ad aver realizzato una tripletta in un una stracittadina. Una cosa che nemmeno è riuscita a gente del calibro di Totti, Batistuta, Dzeko, Delvecchio, Pruzzo & Co. L’unico ad aver fatto meglio è stato Montella con le quattro reti segnate nel 2002. In totale solo nella stagione 1960/61, Manfredini mise a segno quattro triplette in campionato. Sempre nello stesso anno fu autore di un poker segnato agli scozzesi dell’Hibernian, nella semifinale spareggio di Coppa delle Fiere, che i giallorossi vinsero e Manfredini fu autore anche di una doppietta nel match di ritorno.

Piedone detiene anche altri record nella storia della Roma: è l’unico calciatore giallorosso ad essere stato capocannoniere in tre competizioni diverse: Serie A, Coppa Italia e Coppa delle Fiere. Il titolo di miglior bomber del campionato risale alla stagione 1962/63, con 19 gol e in coabitazione con l’attaccante del Bologna Nielsen. Mentre i due titoli nelle coppe sono coincisi con i successi finali della Roma, vincitrice della Coppa delle Fiere 1960/61 con Manfredini autore di 12 gol e vincitrice della Coppa Italia 1963/64, con Piedone autore di 4 gol. Anche questo è un altro record dell’attaccante argentino, perché nessun’altro calciatore nella storia della Roma si è aggiudicato il titolo di capocannoniere di tre diverse competizioni. Ci sono andati molto vicini Pruzzo, più volte capocannoniere in campionato e in Coppa Italia e Rudi Voeller: il tedesco ha ottenuto entrambi i titoli nel 1990/91, quando è stato il miglior marcatore in Coppa Uefa – persa in finale contro l’Inter – e in Coppa Italia, assieme al suo compagno di squadra Ruggero Rizzitelli, con la Roma che si aggiudicò quell’edizione. E proprio l’Inter sarebbe entrata presto nel futuro di Manfredini, perché Piedone lasciò la Roma nel 1965 proprio per accasarsi nella squadra allora allenata da Helenio Herrera, che lo volle personalmente. Ma l’esperienza in nerazzurro non durò molto, tanto che Manfredini passò presto al Brescia, per poi terminare la sua carriera a Venezia.

Ma il suo legame con Roma restò intatto e alla sua partenza molti tifosi piansero, lui scelse proprio di tornare a vivere nella Città Eterna, dove si sentiva a casa. Visse ad Ostia, dove aprì anche un bar, chiamato Bar Piedone, in ricordo del suo soprannome che gli venne attribuito proprio dai tifosi al suo arrivo nella Capitale: colpa di una foto in primo piano che fece sembrare il suo numero 42, molto più grande di quanto fosse.

Un saluto a tutti quanti. Avete raggiunto un enorme risultato grazie alla vostra pazienza. Complimenti”. Così ci salutò Piedone.

Una grande icona del calcio romantico degli anni ’60. Ecco l’intervista effettuata con noi:

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Fonti foto: siamolaroma.it; almanaccogiallorosso.it

Leonardo Tardioli e Matteo Quaglini

3 Commenti

  1. […] Un altro aspetto da valutare è quanto abbia inciso lo stadio vuoto nella reazione della Roma: infatti in partite come quella contro la Samp, con la squadra in difficoltà per l’organizzazione dell’avversario, il pubblico ha dato spesso segni di impazienza, rumoreggiando contro i giocatori. Un aspetto che mette maggiore pressione ai calciatori e che spesso li porta a giocare con frenesia, mentre ieri si è vista una Roma più paziente nello sviluppo della trama di gioco e consapevole di cosa dovesse fare per ribaltare il risultato e di quanta pazienza occorresse. E l’emblema sotto questo aspetto sono i due gol di Edin Dzeko, che con la doppietta di ieri – la prima in questo campionato – è salito a quota 104 gol complessivi con la maglia giallorossa, raggiungendo al quinto posto della classifica all time un altro grande bomber come Pedro Manfredini. […]

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