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Giovanni Galeone: “Allegri può tornare alla Juve. Mi sono ricreduto su Mancini. Occhio a Nagelsmann”

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Dalla piacevole chiacchierata con un grande intenditore di calcio se ne esce arricchiti e soddisfatti. Se poi l’intenditore in questione è stato anche un maestro per tanti protagonisti della nostra serie A allora tutto assume sfumature non solo concettuali, ma anche romantiche. Dopo la parentesi da giocatore (ex centrocampista dell’Udinese tra gli anni ’60 e ’70) si fece apprezzare per le doti di tecnico, ottenendo ben quattro promozioni in serie A. Seguite attentamente cosa ci ha raccontato

Quando ha allenato il Pescara ha avuto tra i suoi giocatori, negli anni della promozione in A, Massimiliano Allegri (‘91-‘92) e Gian Piero Gasperini (‘86-‘87) e sempre nel club abruzzese, ma nel ruolo di vice, Marco Giampaolo (nel 2000-2001). Tutti e tre sono suoi allievi. Che differenze ci sono tra loro?

Enormi differenze caratteriali e calcistiche ma con una caratteristica comune: tutti e tre pensavano alla squadra più che a loro stessi. Max è un livornese doc, sempre aperto, disponibile, sfizioso, con la battuta pronta, per niente permaloso o polemico. Si è sempre fatto scivolare le cose addosso. In campo era fantasioso, tecnico, meno agonistico. Aveva una qualità superiore alla media: era bravo a leggere le partite. Questa qualità è rimasta anche da allenatore ovviamente. Gian Piero era accorto, diligente, teneva alla fase difensiva, non aveva mai paura dell’1 contro 1, non si faceva saltare, era addirittura maniacale per quanto concerneva la posizione dei compagni di reparto. Era meno tecnico di Max, più tattico e specialista. Per i miei 80 anni rilasciò un’intervista. Leggendola ho capito che aveva appreso il mio “in fase offensiva devi essere come un flipper” e i recenti tocchi di Muriel lo hanno definitivamente dimostrato. Marco, come Gian Piero, è maniacale tatticamente. Studia dalla mattina alla sera. Ha un bel carattere, sempre rispettoso. E’ un dogmatico, nel senso che vuole i giocatori che si adattino alle sue idee. Da lui infatti ha copiato anche Maurizio Sarri, che a Napoli tralasciava chi era più bravo per qualcuno che risultava più funzionale al suo gioco.

Seduti da sinistra: Giampaolo, Allegri e Galeone

Mi può fare un esempio sarriano?

Pensi alla vicenda relativa alla mezz’ala Mirko Valdifiori, voluto fortemente da Maurizio. Lo fece giocare qualche partita, ma poi capì che si adattava poco alla sua idea e non giocò più, suscitando il disappunto del suo procuratore.

Torniamo a Max. Tutti i tifosi juventini si stanno chiedendo se Allegri può tornare o meno alla Juve. Secondo lei che lo conosce bene ci sono possibilità?

Un anno fa le avrei risposto di no. Invece ora la mia risposta è sì, può tornare eccome.

Tutti sanno che si ispirò alla filosofia di Nils Liedholm, che amava il bel gioco votato all’attacco. Cosa le piaceva in particolare del Barone?

La disposizione in campo e il fatto di essere un precursore. Lui già faceva possesso palla 30 anni fa. Preciso che io odio il possesso palla e prediligo il “colpisci il prima possibile”. Non amo le partite in cui il portiere tocca più palloni degli altri. Mi stuferei. Bisogna però tener conto dei cambiamenti che la sua visione lungimirante ha portato.

C’è un erede di Liedholm oggi?

Non credo ci sia, altrimenti farei un’offesa a lui e ad altri maestri come Manlio Scopigno, Nereo Rocco e Fulvio Bernardini. Posso però dire che, oggi, in un mondo in cui tutti copiano, Gasperini è uno che è originale, si sa distinguere. Chi invece è capace di leggere magistralmente le partite, stravolgendo completamente in corsa l’assetto iniziale, è Allegri. Ci vuole umiltà nell’ammettere di non aver fatto una scelta corretta all’inizio, cambiandola durante la gara. Gli va riconosciuto. A cose fatte son tutti bravi.

Lei vanta 4 promozioni in A (due col Pescara, una con l’Udinese e l’ultima col Perugia). A quale è rimasto più legato?

Tutte sono degne di nota, ma forse la prima col Pescara, essendo la più improbabile, mi ha dato maggiori soddisfazioni. Non era una squadra tecnicamente all’altezza, ma la compattezza del gruppo fece la differenza. Prova ne è che nessuno poi fece carriera (Gasperini a parte). Avevo 14 giocatori di cui tre ragazzetti. Non comprai nessuno. Io subentrai a Mazzone nel novembre del ’90, ci salvammo in extremis e nell’arco della stagione successiva ci fu la seconda promozione con il club abruzzese. C’erano Allegri, Massara, Righetti e Bivi. All’Udinese quando subentrai la squadra era a metà classifica. Nel girone di andata avevamo collezionato 28 punti, nel girone di ritorno arrivammo alla fine con 70 punti. C’erano calciatori come Carnevale e Desideri, ma tecnicamente la squadra che avrei avuto dopo a Perugia è stata la migliore. Presi Allegri e Massimo Briaschi (fratello di Massimo, ex Juve). Prima di accettare la sfida al Perugia (che fu casuale, mi chiamarono che ero in vacanza) misi le cose in chiaro col presidente Gaucci, famoso per interferire con le scelte degli allenatori. Gli dissi che io volevo essere libero e lui mi garantì che se vedeva risultati non mi avrebbe mai messo i bastoni tra le ruote. Così avvenne.

L’allenatore che le sta piacendo di più in serie A?

Dire Gasperini sarebbe scontato. E’ ovvio che sia tra le mie grazie. Ti dico Gattuso, il mio fanciullo al Perugia. Inoltre devo ammettere che Mancini mi sta piacendo moltissimo. Detto da me che all’inizio non lo potevo sopportare vale il doppio. Pensavo che la scelta di lui come CT fosse dovuta ad una raccomandazione o ad una scelta di compensazione di quello che non aveva potuto ottenere da giocatore. Mi sono dovuto ricredere.

E all’estero chi è degno di nota?

Julian Nagelsmann, l’allenatore del Lipsia. Ha solo 33 anni ma è stato già scelto come prossimo tecnico del Bayern Monaco. Basta e avanza per capire il suo valore.

Quale squadra l’ha stupita nel bene e nel male nel nostro campionato?

Il Milan, nel bene ad inizio anno, nel male nella seconda parte; anche dal Cagliari mi aspettavo di più.

Stasera l’Udinese affronterà la Juve non in un momento di grazia. Riuscirà a portare a casa un risultato utile?

Non credo la Juventus perderà un’altra volta. Inoltre l’Udinese ha il terz’ultimo attacco della serie A. Solo Rodrigo de Paul è in grado di cambiare il volto alle partite. Vedremo in che forma sarà.

Fonti foto: messaggeroveneto, calciomercato.com e trento2018.it

Erika Eramo

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