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Solo per questa volta ho posticipato l’appuntamento editoriale, proprio per farlo coincidere col compleanno di un autentico mito. Dino Zoff, 80 anni di poche parole e tante parate. Una leggenda tra i pali di Udinese, Mantova, Napoli e, soprattutto, Juventus, ma nel cuore è rimasto soprattutto per essere stato il portierone della Nazionale (campione d’Europa nel 1968, campione del mondo nel 1982 e vicecampione d’Europa, nel 2000, da ct)

Un gigante buono, taciturno, pacato, solido, che al momento giusto sa sorprendere con una battuta sferzante, attitudine frequente tra i friulani. Dalle sue parti si dice “la vecchiaia è dura, ma speriamo che duri”. Ho ammirato la dignitosa compostezza nel tirarsi fuori da plateali mancanze di rispetto (mi ricordo quando si dimise da ct dopo le dure polemiche del cavaliere Berlusconi), il suo metterci sempre la faccia (non ama certe dinamiche edulcorate e quindi false del fair play) ma soprattutto le mani al momento giusto (in particolare nella partita contro il Brasile al Sarrià di Barcellona il salvataggio sulla linea di porta su quel tiro insidioso del brasiliano Oscar Bernardi,  per cui Ciccio Graziani ancora lo ringrazia). Caro Dino, ho spesso desiderato essere quel famoso mazzo di carte che, accanto alla Coppa del Mondo, fu protagonista della partita più famosa della storia sportiva: lei e il Presidente Sandro Pertini contro Enzo Bearzot e Franco Causio, sull’aereo di ritorno da Madrid.

“Il portiere impregna di personalità tutta la squadra” ama dire il nostro Zoff. Ciò vale nel bene e nel male. Basta vedere quello che è successo ieri durante la finale della 62esima edizione della Carabao Cup*, vinta dai Reds per 11-10 ai rigori (dopo lo 0-0 nei 120 minuti regolamentari) grazie all’unico errore dal dischetto del neoentrato portiere Kepa tra i Blues. Record per il Liverpool che agguanta la nona Coppa di Lega. Portieri protagonisti nell’unico modo che è più unico che raro, quello di tirare e non di parare un calcio di rigore, con la beffa che Kepa era entrato appunto solo per i rigori, andando a sostituire un formidabile Mendy. Non solo non ne ha parato uno (neanche quello contro l’altro portiere Kelleher) ma ha fallito anche il suo. La vita è così, dà e toglie in un’altalena infinita di emozioni. Per fortuna nella tua è prevalsa la parte gioiosa. Tanti auguri al nostro Numero 1 per cui provo un intramontabile affetto ed imperitura stima.

* La English Football League Cup.

Fonti foto: corriere.it, sportfair e facebook

Erika Eramo

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