Ritratto dell’allenatore Silvio Baldini a distanza di una settimana dall’impresa con il Palermo
Vent’anni fa il tecnico Silvio Baldini si fece conoscere da tutti gli appassionati di calcio per aver portato in A e poi salvato l’anno successivo l’Empoli. Poi il suo carattere ribelle non lo ha aiutato, Baldini non è una persona disposta a scendere a compromessi. Dal 2011 al 2017 è stato tagliato fuori dal mondo del calcio, poi pur di tornare ha accettato di allenare gratis la Carrarese in C per 4 anni, fino alla scorsa stagione, per amore del calcio. Poi quest’anno sempre in C prende un Palermo allo sbando, lo porta ai play off vincendo la finale contro il Padova.
“Io non insegno calcio, insegno vita. Sono nato povero. I miei sono i valori trasmessi da chi ha vissuto le guerre. Le tue idee devono essere il tuo coraggio. Troppo facile avere coraggio con le idee degli altri. Qui, in questa vita, non siamo a dipingere un quadro. Noi siamo dentro il quadro. Io devo essere un veicolo di questi discorsi per aiutare le persone a credere che domani sarà un giorno migliore e che la fede (è cattolico) aiuta a trovare delle piccole soluzioni ai problemi”.
Questa frase è un biglietto da visita per Silvio Baldini.
Per Baldini inoltre il mondo del calcio all’80% è fatto di disonesti, di persone che pensano solo ai soldi e agli interessi personali. Il calcio è ormai infestato di dirigenti che, a suo avviso, nella maggior parte dei casi sono incompetenti e pensano solo al proprio tornaconto. Quando una persona porta dei valori viene derisa.
Baldini è una persona semplice e il suo primo pensiero una volta raggiunta la promozione in B con il Palermo era rivolto alla moglie, voleva trascorrere 5 minuti con la mamma dei suoi tre figli, perché: “Se io sono qua è grazie a te che ci sei sempre stata”. “È importante il percorso. Ciò che si costruisce, come lo si fa. Qualcosa che resti nella mente per sempre”. L’altra dedica è invece per sua nonna, il mister si è seduto in panchina e ha estratto il suo santino dal portafoglio, mentre i suoi festeggiavano: “Mi diceva sempre tante cose belle e in questo viaggio spesso ho dialogato con lei. Da quando non c’è più l’ho sempre sentita come il vento sulla pelle e volevo darle un bacio”.
Infine per ció che riguarda la sua famiglia è balzato alle cronache un aneddoto, rivelatosi poi vincente. “Per me i ragazzi erano come mia figlia Valentina, la svolta c’è stata dopo aver mostrato loro una sua foto”.
“Dopo una serie di pareggi in campionato ero molto arrabbiato. La squadra mi aveva deluso. Io non avevo voluto nessuno a gennaio, volevo solo tenermi chi avevo nonostante fossero ritenuti non all’altezza. Per me quei ragazzi erano come mia figlia Valentina, che è una bimba disabile. La gente non vede una bimba, ma un ‘mostriciattolo’. A me non accade perché la guardo con gli occhi dell’amore. È un dono, un angelo. Se siamo qui a parlare di questo successo è perché ho questo dono. L’ho detto alla dirigenza e ai giocatori che non avrei voluto nessuno perché loro erano come la mia Valentina. È stata la mia forza. Ha aiutato il Palermo a trovare la strada sul campo”.
Per il mister il calcio è un veicolo di espressione di vita. Quando allena si sente una persona più viva, anche se le cose non vanno bene. Il calcio non è solo tattica e moduli, ma espressione di se stessi e di amore.
I tifosi del Palermo, travolti dall’entusiasmo, hanno stabilito il record di presenze al Barbera in occasione di Palermo-Feralpisalò, perché il settore ospiti è stato dato ai tifosi rosanero. Ciò significa che c’è qualcosa che è andato oltre.
Il 4-2-3-1 di Silvio Baldini è uno spettacolo per gli amanti del calcio, spesso però uomini così trasparenti e diretti danno fastidio, questo è sicuramente un aspetto che spiega perché Baldini allena in categorie che per il suo spessore non gli appartengono.
Fonte foto: Repubblica.it
Stefano Rizzo