A conclusione di una stagione intensa abbiamo voluto chiudere con la Z per il 320esimo personaggio intervistato. E’ lui l’uomo giusto: in campo era molto forte, fuori un personaggio stupefacente. Le sue foto in pelliccia e panama o con la carabina fecero il giro del mondo. Ex attaccante tra gli anni ’60 e ’70 di Juve (1 scudetto coi bianconeri), Genoa, Roma, Verona e Brescia, amatissimo da tutti, sapeva come far parlare di sè, eppure non lo faceva apposta. Un puro e un ribelle, a cui abbiamo voluto chiedere cosa pensa dei moderni fuori dagli schemi Cassano e Balotelli, della cessione di Alisson e molto altro. Ecco cosa ci ha risposto dell’eterno dilemma: meglio Pelè o Maradona, più forte Messi o Cristiano Ronaldo? Portava il numero 7 anche lui. Qui di seguito in un doppio salto mortale le nostre 14 domande…
Lei si è definito un extraterrestre come Pelè e Maradona. Chi è il più forte tra i due? Cosa pensa invece di George Best a cui è associato per temperamento? Il suo soprannome, Zigo-gol, mi fa pensare al brasiliano Zico…le piaceva?
Premettendo che non amo le classifiche, il più grande di tutti è stato, sentendo anche chi l’ha visto giocare tra compagni e allenatori, il mitico Valentino Mazzola del Grande Torino. Come talento puro, come inventore ai limiti del sovrannaturale, non posso che fare il nome di Maradona, ma non so se sia più forte di Pelè. Che dire di Best…come personaggio è stato il migliore perchè ha veramente vissuto, di certo non vegetava. Come calciatore poi era un mostro. Anche Zico era un fenomeno col pallone, però non mi è mai piaciuto. Troppo perfetto, troppo bravo. E’ un modello però, ci mancherebbe. Ricordiamoci che solo uno è più in alto di tutti: Cristo.
A proposito del Cristo lei ha detto che lui e “il Che sono gli unici immortali transitati sulla terra. Loro vivono, noi siamo morti”. Cosa li accomuna e li rende immortali?
Ho visto tantissimi film sul Cristo, in particolare mi ha colpito “The Passion” di Mel Gibson. Allo stesso modo mi sono documentato su Che Guevara, leggendomi 30 libri in spagnolo. E’ un ribelle e un puro. Entrambi combattevano per i deboli. Questo è il fulcro.
Torniamo al calcio e al 7, numero di maglia suo, di Best e anche di Cristiano Ronaldo, l’uomo del momento. CR7 con la prima foto in bianconero su Instagram ha ottenuto oltre 11 milioni di like. Quanti ne avrebbe presi lei se ai suoi tempi ci fossero stati i social? Ama Cristiano Ronaldo o gli preferisce Messi?
Ma lo sa che di tutti i termini che ha utilizzato io non ho capito nulla? E non voglio conoscerli. Il telefonino per me serve solo per rispondere al telefono, non mando neanche i messaggi. Non mi interessa granchè di CR7. Gli preferisco Messi. Leo ci fa tornare bambini. Se posso fare un paragone Cristiano Ronaldo è come l’ex velocista Valerij Borzov, ovvero una macchina costruita alla perfezione mentre Messi è Pietro Mennea, un talento puro. Comunque ribadisco: come non amo le classifiche non amo neanche queste diatribe, ma capisco che l’essere umano ne ha bisogno.
Lei sul modo d’interpretare questo sport oggi ha dichiarato: “potrei giocare da ubriaco. Tanto è tutto cinema. Il Calcio? Non l’ho mai amato davvero”. Questa sua frase può essere applicata alle sceneggiate di Neymar viste al Mondiale? Cosa, allora, ha amato e ama davvero?
Non sono riuscito a vedere tutte le partite del Mondiale. Spesso mi rompevo talmente tanto che dopo il primo tempo andavo a seguire le gare di rugby. Come mai i pugili non cadono mai? Neymar e i giocatori come lui perchè invece sono sempre a terra? Tutta una farsa! Cosa amo? Non lo dico per fare il ruffiano ma io adoro i bambini, in particolare i miei figli e nipoti. Ho allenato per 30 anni i ragazzini. Sa chi ho invidiato? Quel vigile del fuoco che ha estratto dalle macerie di Rigopiano il primo bambino sano e salvo. Quanto avrei voluto essere lui!
A proposito di figli…in cosa le somiglia Gianmarco? E’ stato allenato da Pippo Inzaghi. Le piace? Farà bene al Bologna?
In nulla mi somiglia. Seguo lui di cui sono orgoglioso, non il calcio. Ha tutte le doti: è bello, alto 1.90, ambidestro, ma non ha avuto la mia stessa fortuna. Non è riuscito ad esplodere. Come figlio è semplicemente meraviglioso. Gianmarco parla molto bene di Inzaghi. L’intelligenza non manca di certo a Pippo e gli auguro il meglio. Credo avrà un ottimo impatto sulla squadra.
A proposito di allenatori lei aveva un gran rispetto per loro, ma era sui generis, tanto da dire: “mi è dispiaciuto lasciare la Juve, ma non sopportavo le regole ferree, le telefonate alle 10 di sera, i capelli corti”. Questa intolleranza agli schemi l’ha limitata o aiutata a farsi amare dai tifosi?
Mi ha sicuramente limitato la mancanza di sacrificio. Io vengo da un quartiere che era una sorta di Bronx, dove andavo in giro con la fionda. Poi l’amore dei tifosi non me lo sono mai spiegato del tutto.
Tutti i tifosi, ma in particolare quelli del Verona. Addirittura la amano anche di più dei calciatori che poi vinsero il famoso scudetto dell’85. Quali episodi possono farlo capire meglio?
Una sera ero con alcuni di loro, a cui dissi: “Se sapevo tutto l’amore che nutrivate per me mi sarei impegnato molto di più”. Sa che cosa mi hanno risposto? “A noi andava bene così”. Certe cose vanno oltre la ragione. Sono anche stato fortunato, come quando eravamo spacciati, entrai in campo e iniziò la rimonta grazie ad un rigore procurato da me oppure in un derby Vicenza-Verona feci gol da 30 metri dopo che avevano pareggiato. Me ne andai negli spogliatoi dopo aver esultato invece di festeggiare in campo. Anche i tifosi abbandonarono lo stadio. Sugli spalti una volta comparve lo striscione: “Dio Zigo salvaci tu”. Li salvai veramente. Altri due episodi: mi raccontavano che allo stadio si scommettevano i soldi sulla mia voglia di giocare. Il dilemma era: “Avrà o no voglia oggi?”. Per i 100 anni del Verona non andai alla festa e sa perchè? Sono un timido, divento subito rosso. Erano in 15.000. Come mai Zigo non c’è? Si chiesero. Per timidezza, è la risposta. Io c’ero, anche se non mi hanno visto. Dio voi l’avete mai visto? Eppure c’è!
Lei ama leggere libri di letteratura e filosofia. Che autori? Per amore della verità si prese 6 giornate di squalifica e pagò 30 milioni di multa perchè disse al guardialinee che la bandierina poteva mettersela lì dietro. Mai pentito?
Mi piacciono i pazzi come Nietzsche, di cui ho letto un po’ di tutto e Baudelaire. Amo I Fiori del Male. Adoro anche Kant e Platone. Almeno una volta l’anno riprendo in mano il Siddharta di Hermann Hesse, un libro sempre attuale. Non mi sono mai venduto una partita. Sono intriso degli insegnamenti del rugby. La lealtà, sempre, prima di tutto.
Dalla filosofia alla musica. “Ero l’idolo di De Andrè e lui lo era per me” ha dichiarato, tanto da citare la famosa frase “dal letame nascono i fior”. Quali canzoni sono le sue preferite?
Fabrizio è tra i più grandi di sempre insieme a Leonard Cohen e Bob Dylan. Sul podio metto loro tre. Per le canzoni amo in particolare “Inverno” e l’album “La buona novella”.
In pelliccia e panama in panchina col Verona o armato prima di fionda e poi di carabina…quale immagine le è più confacente? La sua arma migliore non era forse stupire?
Forse la prima. Ma sa che non pensavo di suscitare tutto questo clamore? Valcareggi che per me era come un padre non voleva farmi giocare. Allora inventai questo scherzo. Gli dissi “vedrai…” e mi presentai conciato così. Non pensavo alle conseguenze. Faceva anche freddo per dirla tutta. Quella di stupire è sempre stata una mia caratteristica. I preti mi dicevano che sorprendevo anche all’oratorio.
Ma non ha proprio alcun rimpianto? Per esempio avrebbe potuto giocare di più in Nazionale se si fosse risparmiato la battuta su Rivera: “ma come lui sta in panchina ed io devo giocare con questo caldo terribile”?
No non mi interessava la Nazionale. E’ vero potevo ottenere di più. Valcareggi non voleva far giocare Zigoni che era il migliore. La prima volta fece scendere in campo Riva, la seconda Boninsegna…alla terza gli dissi: “io non vengo”. Era più forte di me.
Negli anni 2000 hanno fatto scalpore Cassano e Balotelli, ma lei è stato il primo vero ribelle. Loro due le piacciono? Ha detto che SuperMario gioca solo per soldi, mentre lei lo faceva per divertimento, conferma?
Non voglio giudicarlo. I soldi servono, soprattutto per aiutare i figli o chi ne ha bisogno. Antonio però mi sembra uno vero. Come talento è ai livelli di Rivera-Baggio-Totti-Del Piero. Mario invece ha voluto fare il personaggio.
Cassano e Totti mi fanno pensare alla Roma. Come si è trovato nell’ambiente giallorosso? Abbiamo iniziato parlando di Pelè. Il nostro amico Ginulfi, l’allora portiere capitolino, parò un rigore all’asso brasiliano, impedendole di lasciare il calcio e, quindi, facendoci un enorme favore (voleva dimostrare al mondo di essere più forte di Pelè ma capì che non era alla sua altezza, quando O Rey si fece parare il rigore pensò che anche lui era umano e commetteva errori; al quel punto ci ripensò). Come lo ringrazia?
Entrare allo stadio Olimpico è come portare i bambini in campagna, sai già che ti diverti. E’ tutto giallo e rosso…una meraviglia! Sono stato davvero alla grande. A Ginulfi gli ho sempre voluto bene. Non si arrabbiava mai, era una persona stupenda, un poeta. Last but not least, era anche un gran portiere. L’episodio che cita ne è la prova.
Da Ginulfi ad Alisson. Anche lui, come Salah lo scorso anno, fa le valigie direzione Liverpool. Cosa pensa della società che dà via i giocatori migliori?
Non c’è più la poesia di Ginulfi. Non esiste più il calcio di un tempo. Tutto ruota intorno ai soldi. Ecco cosa penso davvero.
Sulle note di De Andrè ringraziamo Gianfranco Zigoni, con cui rifioriscono quelle gioie passate che indelebilmente rimangono nei nostri cuori:
“Ma tu che vai, ma tu rimani
vedrai la neve se ne andrà domani
rifioriranno le gioie passate
col vento caldo di un’altra estate…” (Inverno)
Fonti foto: l’arena, skysport, glistatigenerali, oldfansfondi-altervista, wikipedia, tuttojuve, museogrigio
Erika Eramo
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