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Sven-Goran Eriksson ci ha lasciati: allenatore leggendario e uomo perbene

Sven Goran Eriksson
Sven Goran Eriksson
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Una triste notizia, poche ore fa, ha colpito il mondo del calcio e dello sport in generale. Nel gennaio 2024 gli era stato diagnosticato un tumore al pancreas. Aveva 76 anni

Addio a Sven-Goran Eriksson, ex storico allenatore che ha lavorato in Italia per diversi anni. Aveva 76 anni. Fatale il tumore al pancreas, che gli era stato diagnosticato nel gennaio scorso. Ci lascia un uomo di calcio leggendario, capace di rivoluzionare questo sport, ma soprattutto un grande uomo, un uomo perbene, un uomo d’altri tempi. Grandezza, che fa rima con dignità e stile. La conferma è arrivata dal documentario di Amazon Prime Video, nel quale l’ex allenatore, appena pochi giorni fa, ha voluto lasciare un bellissimo e coraggioso messaggio di addio. Qui un paio di frasi estrapolate dal docufilm: “Ho avuto una bella vita, sì. Penso che tutti noi abbiamo paura del giorno in cui moriremo. Ma la vita riguarda anche la morte. Spero che alla fine la gente dirà, sì, era un brav’uomo, ma non tutti lo diranno” . “Spero che mi ricorderete come un ragazzo positivo che cercava di fare tutto il possibile. Non dispiacetevi, sorridete. Grazie di tutto, allenatori, giocatori, il pubblico, è stato fantastico“.

Eriksson, quanti trionfi: prima in patria e poi in giro per l’Europa

La straordinaria carriera da allenatore di Eriksson nasce in patria, nella sua Svezia. Dopo essersi ritirato come calciatore all’età di 27 anni per un brutto infortunio al ginocchio, approda come vice allenatore di Tord Grip (suo grande maestro) al Degerfors. Qui rimane due stagioni, prima di essere chiamato dal Goteborg. Ed è proprio qui che inizia l’ascesa leggendaria di Svennis. Al Goteborg, Eriksson impone sin da subito il suo nuovo calcio, caratterizzato dal pressing alto, dal gioco sulle fasce e dalla difesa a zona (una ‘novità’ assoluta per l’epoca). Col club svedese raccoglie trionfi su trionfi, tra cui: due coppe di Svezia nel 1979 e nel 1982, un campionato svedese nel 1982 e una storica Coppa Uefa nel 1982 battendo in finale il grande Amburgo di Magath in campo ed Ernst Happel in panchina. Successi che gli danno grande rinomanza in giro per l’Europa, tanto da essere nominato per la stagione 1982-83 tecnico del Benfica. In Portogallo fa la storia, entrando nel cuore dei tifosi lusitani. A Lisbona vive due parentesi entrambe ricche di successo: la prima va dal 1982 al 1984; la seconda dal 1989 al 1992. Complessivamente vince tre campionati portoghesi, una coppa del Portogallo, una Supercoppa del Portogallo e arriva in finale di Coppa dei Campioni contro il Milan di Arrigo Sacchi nel 1990, perdendo di misura 1-0.

Eriksson e gli anni in Italia: Roma, Fiorentina, Sampdoria e Lazio

Svennis arriva per la prima volta in Serie A nell’estate del 1984, dove diventa direttore tecnico della Roma. Sulla panchina giallorossa sono tre anni intensi, culminati con la vittoria della Coppa Italia nel 1986, ma anche con l’amara penultima giornata del campionato 1985-1986, quando la Roma perde in casa contro il Lecce già retrocesso, regalando lo scudetto alla Juventus. Dopo aver rassegnato le dimissioni nel maggio del 1987, passa alla Fiorentina. A Firenze, non ottiene nessun trofeo rimanendoci per due anni. Il ritorno in Italia e in Serie A arriva nel 1992. Qui la Sampdoria di Mantovani lo ingaggia come dopo Vujadin Boskov (altro mito). A Genova rimane cinque anni vincendo la Coppa Italia nel 1994. Proprio sul finire del millennio, nel 1997, inizia la sua seconda avventura a Roma: stavolta sponda biancoceleste. Sulla panchina del club presieduto da Cragnotti, Eriksson farà la storia: due Supercoppe Italiane, due Coppe Italia, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Europea e lo straordinario secondo scudetto laziale nel 2000.

Eriksson CT di quattro nazionali

Tra i club allenati da Eriksson in carriera si ricordano anche Manchester City, Leicester, Guangzhou, Shanghai e Shenzhen. Ha inoltre lavorato anche col suo ex portiere alla Sampdoria Walter Zenga all’Al-Nasr. Eriksson faceva il DT, mentre l’Uomo Ragno ne era l’allenatore. A dimostrazione di come in oltre 40 anni di vissuto nel calcio, Svennis sia riuscito a toccare praticamente tutto il globo, ma oltre alla vita da allenatore di club, Eriksson è stato anche un CT di ben quattro nazionali: Inghilterra, Messico, Costa d’Avorio e Filippine. Importante la sua esperienza come CT di Sua Maestà, dove ha raggiunto i quarti di finale ai Mondiali del 2002, del 2006 e agli Europei del 2004.

L’amore infinito del calcio verso Eriksson: anche da club non ‘suoi’

Durante questi mesi, prima della scomparsa, Eriksson ha voluto salutare di volta in volta i propri ex tifosi. Dalla Lazio, al Benfica, passando per la Sampdoria e il Goteborg. I suoi ex club lo hanno invitato e ospitato per rendergli un grandissimo e meritato omaggio. A queste squadre, si è aggiunto anche un club, che in realtà non era mai stato allenato da Eriksson, ossia il Liverpool. Nel marzo scorso, infatti, i Reds hanno accolto con un omaggio meraviglioso Eriksson, che per un giorno ha allenato il Liverpool, nell’incontro di beneficienza tra Legends Reds e Ajax. Insomma, Svennis è stato un uomo che si è fatto amare ovunque e di lui ne resterà per sempre un ricordo bellissimo.

Sandro Caramazza

Fonte foto: Nobile Calcio, Messaggero, Eurosport, Repubblica

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