Dopo 120 minuti al cardiopalma terminati sul 3-3, l’Albiceleste la spunta dal dischetto e conquista il terzo titolo iridato della sua storia, per i sudamericani doppietta della Pulce e gol di Di Maria, ai francesi invece non basta la tripletta di uno straordinario Mbappé
Gol, parate, rimonte, contro rimonte, agonismo, gesti tecnici inimitabili. Un mix di emozioni tanto variegato quanto intenso, tutto concentrato in 120 (o poco più) minuti. Se Italia-Germania del mondiale del 1970 è stata eletta come partita più bella del secolo scorso, la finale tra Argentina e Francia di oggi pomeriggio può essere considerata senza dubbio la più bella di questo secolo qui. Un match la cui trama si è sviluppata come neanche il migliore degli sceneggiatori avrebbe mai potuto immaginare, raccontando tante storie diverse.
La prima e più simbolica è quella di Lionel Messi, che a 35 anni chiude il cerchio della sua leggendaria carriera mettendo le mani sull’unico e più importante trofeo che di fatto mancava nella sua bacheca. La Pulce in un colpo solo si toglie dalle spalle il macigno del paragone con Diego Armando Maradona e riporta l’Argentina sul tetto del mondo dopo 36 anni. Messi in questo mese ha ulteriormente elevato lo straordinario livello delle sue prestazioni, diventando leader carismatico, oltre che tecnico, della sua nazionale. Sette goal, di cui due nella finalissima, e tre assist in sette partite. Garra e classe in egual misura. Un mondiale “maradoniano” per lui, finalmente. Un’altra storia è quella dell’altro Lionel della Selecciòn, il CT Scaloni. Arrivato quasi per caso sulla panchina dell’Albiceleste, in due anni ha conquistato Copa America e Mondiale. C’è molto di suo in questo successo iridato, in particolare nella finale di oggi, preparata benissimo sia a livello tattico che mentale. Poi c’è Enzo Fernandez, premiato miglior giovane del mondiale, e Angel Di Maria, infortunato per quasi tutto il torneo, ma decisivo contro la Francia, quando più contava. Infine, un giusto tributo ad Emiliano Martinez, premiato miglior portiere. Consacratosi come para rigori già l’anno scorso in Copa America, ha confermato la sua fama anche in Qatar, aggiungendo alla lista delle sue prodezze una parata irreale su Kolo Muani all’ultimo minuto del secondo tempo supplementare. Saracinesca.
Una finale però non può essere ricordata come la più bella di sempre senza l’apporto (anche) dell’altra squadra, quella perdente. La Francia di oggi è stata spenta per 75 minuti, ha deluso per tre quarti di gara, sembrava irriconoscibile, ma una grande nazionale trova la forza di risalire la china soprattutto quando tutti la danno per spacciata e lo stesso vale per i fuoriclasse come Kylian Mbappé. Il fenomeno del Psg ha disputato una partita straordinaria, a coronamento di un mondiale eccezionale: capocannoniere della competizione con 8 gol, dodici reti in quattordici presenze iridate totali, unico calciatore della storia dei campionati del mondo di calcio a segnare una tripletta in finale insieme all’inglese Hurst nel 1966. Tutto questo a neanche 24 anni. E’ lui il Messi del futuro ed avrà senz’altro modo di rifarsi dopo questa cocente delusione. Un plauso anche a Didier Deschamps, che dopo essere stato imbrigliato dal piano partita di Scaloni ha capito i suoi errori ed ha riacciuffato il match grazie ai cambi (ne ha fatti addirittura sette, il regolamento lo consente in caso di infortunio alla testa per un giocatore). Deve essere fiero del suo lavoro e dei suoi ragazzi, nonostante tutto.
Finisce così, dopo 64 partite, il mondiale più discusso da tanto tempo a questa parte. Dopo 36 anni l’Argentina torna sul tetto del mondo, vincendo il trofeo iridato per la terza volta su sei finali disputate nella propria storia. Da Maradona a Messi, da Bilardo a Scaloni, dal Messico al Qatar. Un filo albiceleste che collega due generazioni di tifosi argentini e rende felice ancora una volta un paese pieno di contraddizioni, ma animato da una passione viscerale per il calcio. Questa partita, questa giornata, se la ricorderanno anche tra 100 anni. Non solo loro a dire il vero, anche tutti gli appassionati del gioco più bello del mondo.
Luca Missori
(Fonte immagine: Calciomercato.com)