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Dario Dainelli: “Mi incuriosisce Mourinho alla Roma. Al mio esordio marcavo Montella. Che ricordi con Baggio e Mazzone…”

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Vogliamo cominciare la nuova stagione calcistica con il piede giusto, quello di un ex calciatore (ha militato come difensore -tra le tante squadre- nel Lecce, Brescia, Verona, Fiorentina, Genoa e Chievo) tra i più simpatici e gentili. Pensate che è stato il nostro 200esimo intervistato ma l’occasione in cui lo avevamo sentito non ci aveva consentito un adeguato approfondimento. Vogliamo farlo ora per augurare a voi e a noi un buon inizio campionato

Da ex dirigente viola come mai non decolla il progetto del Presidente Commisso? Ormai sono diversi anni che la Fiorentina è lontana dall’Europa ed ha come obiettivo una salvezza tranquilla. Ci può spiegare il suo punto di vista?

Come spesso accade non si parte mai da zero ma da una situazione preesistente che ha delle problematiche. Il calcio non è una scienza matematica, quindi il processo non segue necessariamente un andamento lineare, è molto lento, in quanto c’è un adattamento fisiologico. Le cose vanno osservate a mio avviso alla lunga.

Si sono estirpate le radici viola? Oltre a lei in società non ci sono più Antognoni e Donadel ed è stato venduto anche il capitano Pezzella. Non crede che i tifosi siano arrabbiati?

Ognuno ha i suoi pensieri a riguardo. Forse i tifosi possono pensarlo. Io quello che posso dire è che sono stato bene alla Fiorentina. Non ho avuto nessun problema. Dopo la carriera da calciatore non ho avuto però modo di valutare le proposte che mi sono arrivate. Sono stati due anni difficili perché sono stato bloccato come tutti per via del covid. Non potevo andare a vedere come lavoravano le altre squadre e quindi formarmi adeguatamente.

Sono passati 20 anni dall’esordio in A. Era il 18 febbraio 2001, un Roma-Lecce finito 1-0. Che ricordi ha di quel giorno speciale?

Un bellissimo esordio. Era l’anno dello scudetto dei giallorossi. Nel Lecce di Cavasin c’era la marcatura a uomo ed io marcavo proprio Montella, che mi sarei ritrovato poi in panchina alla viola. Lo stadio era pieno. La gente galvanizzata. L’ansia del riscaldamento mi passò mano mano che misero la musica. Mi gasai ed entrai in campo più eccitato che mai.

A proposito del 18 febbraio, giorno di compleanno del divin codino, noi ci siamo sentiti in occasione dello speciale per i 50 anni di Baggio nel 2017, dove ci parlò di lui così:

“Ero un ragazzo ai primi anni in A e ti vedevo come un campione. Anche se ero in imbarazzo mi mettevi a mio agio. Anche con Toni scherzavamo sempre sulle barzellette che ci raccontavi. Qualsiasi cosa veniva da te era giusta e ci faceva ridere a prescindere”

Che periodo è stato quello al Brescia di Mazzone?

Splendido. Era una squadra con un mix giusto di esperienza/qualità (Baggio-Guardiola), di veterani come Petruzzi ed i gemelli Filippini e giovani leve (Toni, io, Matuzalem). Vi era sempre un clima sereno. Non c’era ancora questa invadenza dei social.

I magnifici 4. Dalla sinistra: Roby, Luca, Carletto e Dario

Ci può raccontare qualche aneddoto su Carletto?

Mazzone ci diceva sempre che esisteva in lui un papà buono e un papà cattivo. Ad inizio settimana c’era quello buono, poi il venerdì arrivava quello cattivo in vista della partita. La domenica mattina ci diceva senza mezzi termini: “Voglio fare la colazione in camera perché mi state tutti sul ca…” (ndr, ride).

Le sue due ultime squadre, Chievo e Livorno, sono fallite questa estate. Ha inciso la pandemia o sono stati commessi errori eclatanti di gestione?

Gli errori c’erano e si percepivano. La pandemia ha ulteriormente aggravato la situazione.

La sua top 3 nella corsa scudetto?

Juve, Inter e Napoli. I bianconeri non sono mai fuori gioco e sono galvanizzati dal ritorno di Allegri. I nerazzurri sono i campioni in carica ed i partenopei con Spalletti hanno una marcia in più.

Chi l’ha stupita di più nei cambi in panchina e quindi le suscita maggior interesse?

Mourinho alla Roma proprio non me l’aspettavo. Un colpo ad effetto. Sono molto curioso del suo percorso.

Lei ha giocato nell’Hellas Verona con Vincenzo Italiano, attuale mister della viola. Cosa ci racconta di lui?

Lo conosco molto bene dal punto di vista umano. E’ una bella persona. Sotto il profilo tecnico mi piace ciò che propone. Va seguito con interesse.

Dopo il calcio si è dato da fare anche in altri settori, come quello enogastronomico. Che attività ha oggi?

Gestivo “La locanda dell’Amicone” a Peccioli (in provincia di Pisa). Esiste ancora ma non è più mia. Ho attualmente un’azienda agricola a Cerreto Guidi, comune di Firenze. Ogni mercoledì proponiamo “le cene picnic” nel nostro salottino. Ci si prenota on line e ci sono vari tipi di picnic, da quello toscano al vegetariano… il nostro è un mix tra lo chic ed il casareccio. Venite a trovarci.

Fonti foto: foggiacalciomania, violanation e quinewsvaldera.it

Erika Eramo

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