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Massimo Bonini: “La finale di Coppa Italia sarà una partita tirata. Onore ad Allegri per la gestione del gruppo”

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Abbiamo intervistato l’ex centrocampista di Juve e Bologna, designato Golden Player dalla confederazione calcistica europea perché sportivo più decorato della Nazionale di San Marino. Con la Vecchia Signora ha vinto tutto: 3 scudetti, una Coppa Italia, una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Uefa e una Coppa Intercontinentale. Ci ha raccontato degli aneddoti simpatici su Le Roi Michel Platini, di cui era definito il polmone. Non sono mancati i ricordi su Trapattoni e Scirea ed una rivelazione che in pochi sanno…

Dopodomani ci sarà la finale di Coppa Italia. La Juve parte favorita ma in una partita secca può succedere di tutto. Un suo pronostico?

Non posso dare un pronostico perché sono di parte (ndr, ride). I bianconeri difficilmente sbagliano in queste occasioni perché hanno la mentalità giusta. Non è un caso che abbiano vinto tre Coppe Italia consecutive e siano vicini al settimo scudetto di fila. Non dimentichiamo però che il Milan è in un ottimo momento e gioca bene. Sarà sicuramente, nel complesso, una partita tirata.

Sabato si è giocata Juve-Bologna, sfida tra le sue due ex squadre. Del Bologna è stato anche capitano. Come illustrerebbe il campionato dei bianconeri?

La Vecchia Signora riesce a lottare sempre per tutti i traguardi. Per la Champions è più complicato perché bisogna avere in quel preciso momento a disposizione i giocatori nella migliore condizione, cosa che non è avvenuta nella gara di andata contro il Real Madrid, ad esempio. Non posso dire nulla ad una società che rimane competitiva pur vendendo campioni (vedi Pogba, Vidal, Pirlo…), perché è capace subito di re-inventarsi prendendo altri giocatori con caratteristiche diverse e quindi impostando un nuovo assetto tattico. Sa investire, sa essere lungimirante. Per me è molto più complicato vincere un campionato che una Champions perché ci vuole continuità.

E la squadra di Donadoni?

Il Presidente sta facendo un discorso a lunga gittata: sta investendo nel settore giovanile, sta puntando sul centro tecnico di Casteldebole, sta rifacendo lo stadio…Non capisco perché i tifosi non siano soddisfatti. Forse sono troppo esigenti. Pensano che la squadra non riesca a trasmettere le emozioni che invece si sente sugli spalti.

Il campionato lo ha vinto la Juve o lo ha perso il Napoli?

Vince chi fa più punti, quindi lo ha vinto la Juve, che si è dimostrata, anche senza il calcio-spettacolo del Napoli, maggiormente concreta. I partenopei non hanno avuto nei momenti chiave la giusta concentrazione e mentalità, oltre al fatto di dover far giocare gli stessi uomini. E’ la panchina che ti fa vincere il campionato. Onore ad Allegri per la gestione del gruppo e alla società perché ha fatto diventare questa squadra completa, a 360 gradi. Il mister ha caricato tutti a mille, spingendo a dare il massimo, e quindi facendoli trovare pronti al momento giusto, con tre obiettivi -quasi fino alla fine- da conseguire.

A due giornate dalla conclusione della stagione sono già retrocesse Verona e Benevento, ma si trovano ben 5 squadre in soli 2 punti. Chi rischia di più tra Cagliari, Udinese, Crotone, Chievo e Spal?

Siamo ormai abituati ai risultati più strani. Difficile dirlo. Ciò che conta adesso sono la testa e la carica nervosa. Nessuna è sfavorita sulla carta. Oramai non pesa più la classifica o la condizione fisica. Piuttosto sarà quella mentale a fare la differenza.

Come mai scelse di giocare con la Nazionale di San Marino piuttosto che con quella italiana?

Semplicemente perché sono sanmarinese ed orgoglioso di esserlo. Non puoi di certo cambiare i genitori, anche se oggi si fa di tutto (ndr, ride), come non si possono cambiare le proprie origini.

Un aneddoto su Michel Platini oltre quello famosissimo in cui l’avvocato Agnelli lo trovò con la sigaretta e lo redarguì ma lui prontamente rispose: “L’importante è che non fumi Bonini, è lui che deve correre!”?

Platini è stato un grande giocatore ed è un ottimo amico. La nostra era una squadra molto unita e formata principalmente da italiani (c’erano solo due stranieri). Vincevamo tanto perché eravamo un bel gruppo. A Michel piace molto giocare a tennis come me e mi cercava spesso nel tempo libero per fare qualche partitella, ma gli prendevo tutte le palle, purtroppo per lui (ride, ndr). Una volta eravamo insieme ad una premiazione della Diadora a Venezia. Sul palco Platini doveva premiare Orlando Pizzolato che aveva vinto la maratona di New York. Allora gli disse: “Hai vinto solo perché non c’era Bonini però!”.

E’ famoso per essere stato un mediano tuttofare. La chiamavano il maratoneta. Lei era l’erede di Furino, ma chi, in un ideale proseguimento, è il suo erede oggi?

Per me il mediano è come il batterista in un’orchestra perché sa dettare i ritmi. Deve coprire i buchi, occupare bene il campo. Non bisogna correre tanto, ma il giusto, perché a volte l’essere troppo veloce può mettere in difficoltà il compagno. Non posso dire chi è il mio erede perché il calcio è cambiato. Oggi tutti sono mediani, anche Messi e Cr7 devono rientrare e recuperare palla. Il mio era un ruolo di sacrificio. Quando superavo la metà campo mi piaceva correre anche senza palla. Un grande rivoluzionario del nostro calcio è Sacchi. Dopo di lui non è stato più lo stesso.

Ha avuto la fortuna di essere allenato da Trapattoni. Cosa può dirci di lui?

Non è un allenatore come gli altri. Trasmette talmente tanta passione che sfido un qualsiasi giocatore che lo abbia avuto come mister a parlarne male. E’ un maestro di tecnica, che si comporta come un padre. Dava suggerimenti anche a chi stava in panchina, coinvolgendo chiunque in tutto. La sera prima spiegava sia perché non giocavi sia perché invece saresti sceso in campo. Non è un caso che ovunque è andato ha vinto. Sa il fatto suo.

Chi pensa vincerà in Europa League e in Champions?

L’Atletico Madrid è favorito, per le grandi capacità di Simeone. Non avendo le possibilità delle grandi squadre riesce sempre a far bene. Con non troppi campionissimi dà ritmo, mette in difficoltà gli avversari e lo fa con una continuità impressionante di risultati. L’altra finale non è affatto scontata, perché se da una parte c’è il Real Madrid, dall’altra c’è il Liverpool, che ormai non è una squadra inglese, ma europea a tutti gli effetti. Klopp è un altro allenatore che sa il fatto suo e non sta mai fermo in panchina. La Premier League insieme al campionato spagnolo è tra i più affascinanti.

Lei sarà presente alla serata in onore di Gaetano Scirea. Che persona era?

Scirea è unico. Peccato che è stato valorizzato molto solo dopo l’incidente. Ci sono giocatori come lui o Maldini che prima di essere grandi calciatori sono grandi uomini. Si parla di loro per le capacità in campo e non per i tatuaggi o il taglio di capelli. Era la semplicità del calcio in persona. Non fingeva mai, ti diceva le cose senza urlare, nel modo giusto, aiutandoti a migliorare, con la costante voglia di vincere. Un leader silenzioso, un riferimento autentico per tutti.

Qualcosa su di lei che nessuna sa?

Amo la città di Roma. Dovevo essere acquistato dalla Lazio, invece che dal Bologna. Ero andato anche in sede, ma poi Corioni mi fece firmare un contratto per tre anni e la storia cambiò.

Fonte foto: Juvenews.eu, wikipedia, federossoblu, storiedicalcioaltervista e putnielsingoal

Erika Eramo

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