Abbiamo intervistato Antonio ed Emanuele, ex centrocampisti, tra gli anni novanta e i primi del 2000, del Brescia, del Palermo, della Lazio, del Treviso e del Livorno. Emanuele ha militato anche nel Parma e nel Bologna. Abbiamo rivolto loro dieci domande, tra cui lo speciale rapporto con Roberto Baggio, tanto che al suo ingresso negli spogliatoi il loro compagno Kubilay Turkylmaz accorgendosi del loro modo di guardarlo (come fosse la Madonna) disse: “Ragazzi volete anche i popcorn?”
Quanto teme il Salisburgo per l’accesso alle semifinali?
A. I giocatori della squadra austriaca sono da temere perché vanno quasi sempre in rete.
E. L’ambiente perché fuori casa bisogna sempre stare attenti. La Lazio molto probabilmente farà bene perché sa segnare e ripartire alla grande. Immobile può fare la differenza.
In caso preferirebbe l’Atletico Madrid in semifinale o in finale?
A. Se i biancocelesti dovessero andare avanti mi auguro che l’Atletico Madrid lo si affronti in finale. In una partita secca tutto può accadere e non sempre vince il più forte. Se la Lazio azzecca la gara può mettere sotto chiunque.
E. La squadra forte è sempre meglio affrontarla in finale, perché nella partita secca si decide tutto attraverso episodi.
Qual è stato il suo mister preferito?
A. Carletto Mazzone su tutti. Poi Guidolin, De Biasi e Silvio Baldini.
E. Tre in particolare, che sono anche quelli che mi hanno insegnato di più: Mazzone per l’equilibrio e la gestione del gruppo, Prandelli per la cura del dettaglio, Guidolin per la concretezza.
Che ricordi ha di quel derby vinto dalla sua Lazio contro la Roma per 3-1 del 2005?
A. Fu una partita speciale. Vincere un derby nella Capitale equivale quasi ad alzare una coppa in un’altra città. Ricordo l’affetto dei tifosi. Domenica la Lazio parte con i favori del pronostico perché è più in forma rispetto ai giallorossi.
E. Non un derby in particolare ma ricordo l’atmosfera e l’incoscienza di quando giocavo. E’ sempre stata una partita diversa, come lo sarà domenica. Conterà poco la classifica, ma la Lazio è la squadra più in forma.
E’ vera la storia che l’allora allenatore del Brescia Lucescu nell’intervallo di una partita propose a lei e a suo fratello di scambiarvi le maglie, visto che uno era sceso in campo nel primo tempo e l’altro sedeva in panchina?
A. Tutto vero. Io e Ema però ci rifiutammo (ride n.d.r).
E. L’aveva fatto ingenuamente. Noi gli avevamo risposto: “Non si può fare”. Diciamo che la sua era una battuta seria.
La sua esperienza più bella?
A. La sfida con il Brescia nell’ultima giornata di campionato. Dovevamo battere il Bologna per restare in A. Era stata una annata sfortunatissima. Ci fu la tragedia di Mero, l’infortunio di Roby Baggio e la squalifica per doping di Guardiola. Vincemmo 3-0 e ci salvammo.
E. Il momento più intenso fu dopo la morte di Vittorio Mero, con cui condividevo la stanza. Segnai il mio primo gol in A. Vincemmo 1-3, il 13 rovesciato, numero di Mero. Con Astori ho rivissuto un po’ quei ricordi lì, le coincidenze che non sono coincidenze, i segni che ci vengono a far visita mai per caso.
Eravate definiti gli ‘scagnozzi’ di Roberto Baggio. Che rapporto avevate con lui?
A. Roby è una persona solare. Ci siamo sempre sentiti a nostro agio al suo fianco. Stiamo in contatto con lui ancora oggi.
E. Quando Roberto venne a Brescia per noi che eravamo bresciani era un momento euforico. Lo portavamo in giro. Usciva sempre con due amici suoi cacciatori di 50-55 anni. A lui piaceva mangiar bene, dal pesce alla carne. La prima volta che andammo al concerto di Springsteen fu indimenticabile. Entrarono da lui nel backstage Baggio e Ligabue oltre all’organizzatore Protta ed il manager del cantante. Allora entrai anche io e mi ritrovai con il mio mito musicale, il mio mito calcistico ed un altro grande rocker italiano. Una giornata memorabile.
In cosa era più bravo lei rispetto a suo fratello e viceversa?
A. Io avevo più qualità e infatti ho segnato più di lui. Emanuele più corsa e ‘cattiveria’ agonistica.
E. Mio fratello è più razionale, mentre io pecco di eccessiva istintualità.
Qualche aggettivo per lei e suo fratello?
A. Ema è istintivo e passionale, mentre io sono determinato e riflessivo.
E. Lui è buono, umile e solare. Io buono, rispettoso ed istintivo.
Eravate appassionati della Serie Tv giapponese ‘Holly e Benji’? Vi siete ispirati ai gemelli Derrick? Chi sono Holly e Mark Lenders della Serie A?
A. Assolutamente sì e provavamo anche la ‘catapulta infernale’. I tentativi sono stati reiterai nel tempo ma i risultati non sono stati positivi (ride n.d.r.). Abbiamo allora puntato sull’aggressività. Holly non può che essere accostato a Roby Baggio, un campione che ha saputo affrontare e superare mille difficoltà. Mark Lenders invece lo paragono a Francesco Totti, anche lui capitano, numero 10 e con un fisico esplosivo.
E. Vent’anni fa Holly era senza dubbio Roberto Baggio, oggi invece è Dybala. Mentre Mark Lenders è Naingollan per la fisicità esplosiva. Bengj potrebbe essere Gigio Donnarumma. Per la catapulta infernale ci abbiamo provato ma non con gli stessi risultati purtoppo (ndr, ride).
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Erika Eramo e Stefano Rizzo