Abbiamo intervistato in esclusiva l’ex centrocampista di Roma, Fiorentina e Bologna, particolarmente noto alla tifoseria giallorossa per quel gol nel derby capitolino del 24 ottobre 1993, poi pareggiato 1-1. Ecco cosa ci ha detto su quei momenti, sulla corsa Champions e soprattutto sul suo addio al mondo del calcio…
Si può fare soltanto una cosa per entrare definitivamente nel cuore dei tifosi della Roma: segnare un gol alla Lazio. Lo sa bene Giovanni Piacentini, che il 24 ottobre 1993 portò in vantaggio i suoi nella stracittadina. Poco dopo arrivò il pareggio laziale, ma quel gol al volo lo farà rimanere per sempre nell’immaginario collettivo romanista, anche oltre le sue 144 presenze in giallorosso. Ai nostri microfoni ha parlato di quella Roma, ma anche di quella attuale, dicendo la sua su Di Francesco e sulla corsa Champions.
Un suo giudizio complessivo sulla Roma di Di Francesco. La convince il tecnico giallorosso?
Ho sempre nutrito una grossa fiducia verso Di Francesco. L’ho visto lavorare anche a Sassuolo e lo conosco personalmente, secondo me era solo questione di tempo. Ero convinto che la Roma potesse fare un ottimo campionato, e mi sembra che ormai stia venendo fuori l’imprinting che a Di Francesco piace molto.
In ottica Champions invece, chi rimarrà fuori tra Roma, Inter e Lazio?
Mi auguro che Inter e Lazio rimangano fuori dal terzo posto. Sono convinto che in questo momento l’unica squadra che sta crescendo veramente è la Roma…
Contro lo Shakhtar quante possibilità ha la Roma di passare il turno?
Secondo me le possibilità ci sono, e sono alte. È chiaro che in Champions sono sempre partite molto difficili, anche se non incontri le squadre di primissima fascia. Però la Roma dovrà giocarsi tutto in una partita secca, e se gioca come sa le possibilità ci sono, poi come detto ogni squadra che partecipa alla Champions è abituata a giocare certe partite e non sarà facile.
Lei in giallorosso è ricordato soprattutto per quel gran gol segnato contro la Lazio nel 1993. Cosa ricorda di quella gara e soprattutto che Roma era quella?
Ho vissuto molti anni a Roma, e credo di aver giocato con i giocatori più grandi della storia del calcio. È chiaro che abbiamo vissuto degli anni travagliati, soprattutto a livello societario. Ci furono molti cambi di presidente e non c’era una strategia societaria. Era un calcio un po’ più romantico e “terra terra”. Per quanto riguarda il gol nel derby, quella giornata fu meravigliosa. È nei sogni di ogni giocatore che approda a Roma segnare un gol nel derby. Purtroppo la partita non andò benissimo, dato che poi abbiamo pareggiato. Però mi fa piacere ancora oggi passare per Roma e avere qualche attributo di stima e ricordo per quel gol segnato.
Ha giocato anche con la Fiorentina, vincendo tra l’altro due trofei. Abbiamo visto il toccante ricordo dei tifosi per Astori. Che ricordo ha dei tifosi viola e di quella esperienza?
Roma e Firenze sono due piazze abbastanza simili. Sono città dove la passione per il calcio arriva quasi all’identificazione di bandiera. La gente si identifica nella propria squadra e vive di quello. Una cosa che ho trovato raramente in altre piazze.
Lei ha deciso di uscire dal mondo del calcio. Perchè questa scelta? È legata ad un’insoddisfazione verso il calcio moderno?
È una scelta che riguarda un po’ di cose. Innanzitutto negli ultimi anni di carriera ho giocato a Bologna, vicinissimo a casa e facevo quasi il pendolare. Sono tornato a respirare l’aria di casa e le cose che facevo da giovane. Mi sono occupato soprattutto dell’azienda creata da mio padre, insieme ai miei fratelli. Questo quindi mi ha portato verso un altro lavoro. Ai miei tempi il calcio era diverso. Non so se oggi sia migliorato o peggiorato non vivendolo da dentro, non nego però che già in quegli anni si è fatto di tutto per rovinarlo. Si è lavorato poco sui giovani, si facevano contratti di 5 anni e secondo me si è stravolta quella che era la vera essenza dello sport e del calcio, che deve essere uno spettacolo per la gente che va a guardarlo. Non deve essere una cosa soltanto per i media.
Federico Leoni
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