Si è spento a 91 anni Ardico Magnini, ex terzino destro della viola campione d’Italia
Ardico Magnini ha fatto parte di una squadra, quella viola, capace nella stagione 55/56 di laurearsi campione d’Italia con ben 12 punti di distacco sulla seconda, il Milan, e di perdere solo l’ultima gara contro il Genoa.
Sarti; Magnini, Rosetta, Cervato; Julinho, Chiappella, Segato, Prini; Gratton, Montuori; Virgili, all. Fulvio Bernardini.
Questa formazione è stata la prima dopo la tragedia subita dal Grande Torino ad interrompere i successi delle tre grandi del nord, 2 scudetti a testa per Juve, Inter e Milan.
Nella coppa dei campioni del 56/57 la Fiorentina giunge in finale dove affronterà il Grande Real Madrid, fresco vincitore della stagione precedente (prima edizione). La finalissima secca si disputa proprio a Madrid e fino al 70esimo le due squadre sono inchiodate sullo 0-0. A sbloccare l’incontro ci pensa l’arbitro assegnando un rigore ai padroni di casa per un fallo proprio di Ardico Magnini, nettamente fuori area però, su Mateos. Dagli undici metri Alfredo Di Stefano non sbaglia e sigla l’uno a zero. In contropiede poi Gento chiuderà l’incontro sul 2-0. La sudditanza psicologica arbitrale sia a livello nazionale che internazionale nei confronti del Real Madrid è stata ed è di primissimo livello.
Ardico recentemente aveva rammentato: “Per noi il ricordo di quella finale è bellissimo, sotto tutti gli aspetti, anche se andò male. Quello che ci dette noia però non fu tanto il risultato finale, ma quel rigore inesistente. Fu un errore dell’arbitro. Una ‘bambola’ il Real non l’aveva mai subita, ma noi li mettemmo davvero in difficoltà. Avevano più paura loro di noi quella volta, mi ricordo che il Bernabeu era così silenzioso che se fosse cascata una monetina da 10 lire si sarebbe sentita. Dopo il rigore per loro fu molto più facile. Abbiamo perso la finale solo per l’errore di un arbitro. Dopo qualche anno l’arbitro Horn si rifece vivo, io avevo un albergo a Forte dei Marmi e lui venne a bussare alla porta a chiedere se c’era posto. Ci eravamo riconosciuti ma non facemmo cenno all’episodio, per cui essendo a capo dell’albergo non potevo mettermi in contrasto. Dopo qualche giorno che se ne era andato, il postino mi recapitò un pacchetto: dentro c’era una coppia di gemelli d’oro. Ci rimasi di stucco e tutt’ora li ho conservati”.
Magnini era un terzino destro, a cui piaceva cimentarsi durante le partite nelle acrobazie, agiva centralmente per via della disposizione tattica dell’epoca. Dopo 8 stagioni in viola si trasferisce al Genoa. Ha collezionato 20 presenze con la maglia della Nazionale.
Magnini era soprannominato il leone dello scudetto per grinta e temperamento, era sempre l’ultimo a mollare, ed è stato anche l’ultimo a salutarci di quella formazione che rimarrà per sempre nei cuori dei tifosi viola.
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Ardico ci scrisse questo messaggio: ‘Auguri a tutti gli sportivi. A voi giornalisti e ai tifosi. Mi auguro che la viola possa tornare agli albori di una volta’.
Passione del calcio partecipa al dolore dei familiari.
Fonti Foto: FiorentinaNews.com; LaNazione.it
Stefano Rizzo