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La rinascita di Beppe Signori

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A fine agosto il film documentario Fuorigioco è stato proiettato anche a Roma in Villa Ada, dove è in corso il Floating Theatre. L’ex attaccante è intervenuto ai microfoni di passionedelcalcio

La docufiction Fuorigioco, una storia di vita e di sport, è nata da un’idea di Paolo Rossi Pisu e Emanuela Zaccherini, diretta da Pier Paolo Paganelli. Il film vuole essere occasione per ripercorrere le tappe della carriera del campione Beppe Signori, ex attaccante che ha militato in numerose squadre tra le altre Foggia, Lazio, con la maglia biancoceleste si è laureato 3 volte capocannoniere di A, Sampdoria e Bologna, 188 gol in serie A, e concentrarsi sugli ultimi dieci anni della sua vita, in cui è stato coinvolto nella nota vicenda del Calcioscommesse di Cremona, che lo ha visto indagato, processato e poi assolto con formula piena dall’accusa di aver truccato il risultato della gara tra Piacenza e Padova nel 2010. Anni vissuti all’ombra dell’infamia e del sospetto. 10 anni. Dieci, lunghissimi anni. Un lasso di tempo dove possono accadere tante cose, dove tutto cambia e più volte. Un percorso di vita sportiva distrutta per un’accusa che si è rivelata priva di fondamento. Per uscire completamente pulito dalle accuse, Beppe e il suo avvocato Patrizia Brandi del Foro di Bologna hanno dovuto addirittura rinunciare alla prescrizione, pretendendo così che l’imputato venisse processato. Dopo la giustizia ordinaria anche quella sportiva, radiato dal calcio, perdendo contratti televisivi e la possibilità di allenare. A dieci anni esatti dal suo arresto (1 giugno 2011), ai domiciliari per 12 giorni, è stato finalmente riabilitato (1 giugno 2021). Il documentario vede la partecipazione di molti volti noti dello sport e dello spettacolo legati alla vita di Beppe Signori.

Quando l’opera è stata trasmessa in anteprima a Bologna al Biografilm Festival al termine della proiezione c’è stato un lungo applauso e il pianto liberatorio di Beppe.

I pensieri più comuni che ha avuto in quei terribili 10 anni? E il primo immediatamente dopo essere stato assolto?

Perchè? Perchè a me? Leggendo tutte le carte non vedevo nulla del mio coinvolgimento. Quando sono stato assolto mi sono sentito libero. C’è stata la risposta a tutti i perchè. Sono stato assolto con formula piena.

Quale percorso ha in mente per farsi apprezzare come allenatore?

Innanzitutto devo trovare una squadra. Voglio portare le mie esperienze. Mi piace un gioco offensivo, aggressivo. Non è detto che poi diventi un grande allenatore, vedremo.

Quali sono i pregi migliori del suo ex tecnico Zeman?

Tante sono le qualità. Trasforma giocatori normali in campioni, come è successo con me, Baiano, Rambaudi, Immobile, Insigne e Verratti. Sa tirar fuori il meglio dai suoi calciatori, sfruttando le loro caratteristiche. Poi ha un credo al quale sono legato: ‘mi difendo attaccando’.

Il suo grande rimpianto è legato alla finale persa con la Nazionale ai rigori contro il Brasile nel Mondiale ’94, non scese in campo per scelta tecnica, il ct Sacchi voleva inserirla a centrocampo e lei non accettò. Se fosse stato presente nella lotteria dei calci di rigore se la sarebbe sentita di calciarlo?

Assolutamente sì, certo.

Il suo apice nel Foggia, nella Lazio e nel Bologna?

A Foggia la promozione in A, grande soddisfazione con una città in festa. Nella Lazio mi hanno consacrato ‘Re’, vincere 3 volte la classifica dei cannonieri, aver riportato in Europa la Lazio dopo diversi anni, l’affetto e l’amore che ho ricevuto dai tifosi che sono scesi in piazza per non farmi cedere, vale più di 10 scudetti conquistati. Nel Bologna c’è stata la rinascita dopo l’operazione che avevo subìto. Abbiamo raggiunto due semifinali sia in Uefa che in Coppa Italia nella stessa stagione.

Fonti foto: TaxiDrivers.it; Ansa.it; The42.ie

Stefano Rizzo

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