Excursus sui vari periodi in cui i viola hanno lottato per non retrocedere
La Fiorentina dopo le tre grandi del nord, ovvero Inter (87), Juve (86), Milan (85), e la Roma (86), vanta il maggior numero di partecipazioni nella massima serie, 81 per l’esattezza.
Nel primo campionato a girone unico, 1929/30, la viola partì dalla Serie B arrivando quarta e rinviando la promozione in A nell’anno successivo.
Nel ’38 si classificò ultima facendo ritorno in serie cadetta. Nella stagione seguente risalì subito nella massima serie salvandosi per la prima volta nell’ultima giornata in un mucchione finale.
Nel ’47 il pareggio a Bologna nell’ultimo turno consentì la permanenza in Serie A.
Dopo un periodo di grande lustro suggellato da due scudetti, nel ’71, due anni dopo il secondo tricolore, la società gigliata piomba di nuovo nella paura. Il tecnico Pesaola viene sostituito in corsa da mister Pugliese e la retrocessione è evitata solamente grazie alla differenza reti sul Foggia.
Sette anni più tardi la situazione per alcuni versi somiglia a quella odierna. La Fiorentina (tre cambi di allenatori) pareggia 0-0 in casa con il Genoa ma sopratutto l’Inter, senza obiettivi, con a centrocampo l’ex viola Merlo, supera il Foggia 2-1. Grazie alla differenza reti i gigliati sono salvi, mentre il Foggia e il Genoa retrocedono in B.
Nel ’90 quasi tutte le energie sono incanalate sulla Coppa Uefa, il cammino verso il trionfo è interrotto solamente dalla doppia finale contestata contro la Juve. In campionato il traguardo salvezza è raggiunto nell’ultima giornata con la vittoria schiacciante per 4-1 sull’Atalanta, ultimo gol di Roby Baggio in maglia viola e autorete dell’atalantino Cesare Prandelli. In panchina Cicco Graziani rileva Bruno Giorgi.
Nel 1993 avviene la sparata del presidente Vittorio Cecchi Gori contro il sistema calcio italiano con tanto di esonero a Gigi Radice e la scelta risultata errata di puntare su Aldo Agroppi. I viola con Batistuta in campo retrocedono dopo oltre 50 anni per via della classifica avulsa. Allo spareggio vanno Udinese (che strappa un punto contestato contro la Roma) e Brescia.
I viola fanno ritorno subito in A ma nel 2002 arriva il fallimento. Termina l’era Cecchi Gori e si riparte dalla C2 con la famiglia Della Valle. Dopo la scalata nella massima serie in tempi record la prima stagione in A è assai tribolata. Il tecnico Mondonico, artefice della promozione, viene sollevato per dare spazio a Sergio Buso. Successivamente toccherà a Dino Zoff condurre la squadra in salvo. I Della Valle vogliono cambiare un sistema che sta per scoppiare (calciopoli) e i cattivi pensieri di Zoff ne sono la conseguenza.
La vittoria rotonda contro il Brescia all’ultimo respiro scaccia ogni timore.
Si arriva ai giorni nostri. Domenica è in programma la sfida Fiorentina-Genoa. Mister Montella è squalificato, mentre il tecnico dei grifoni Prandelli farà per la prima volta visita da avversario alla sua ex squadra. Alla banda gigliata basta un punto per la certezza di restare in A o altrimenti deve sperare nel successo dell’Inter. Un solo punticino potrebbe bastare anche al Genoa qualora l’Empoli dovesse perdere a San Siro contro l’Inter a caccia di un posto in Champions. La stagione viola è precipitata dopo il cambio in panchina tra Pioli e Montella ma i massimi responsabili sono ai vertici. Una proprietà, famiglia Della Valle, sempre più assente, dirigenti inadatti e un direttore sportivo, Corvino, capace di trasformare in poco tempo una squadra da quarto, quinto posto ad un’altra che si giocherà la permanenza in A nello ‘spareggio’ contro il Genoa.
Fonte foto: Thebettingcoach.com
Stefano Rizzo
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