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Da calciatore ad allenatore: la vita di Antonio Conte

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Passionedelcalcio.it vi racconta la storia di Antonio Conte; mister dal cuore bianconero e dall’insaziabile fame di vittorie

Antonio Conte è un allenatore molto giovane (45 anni) ed è senza dubbio uno dei migliori allenatori italiani, ma gli manca un’affermazione in ambito europeo per potersi consacrare tra i migliori del mondo. Prima di un’analisi sul Conte allenatore, ecco un breve riepilogo sulla sua carriera, prima da calciatore, poi da allenatore.

Conte inizia la sua carriera da calciatore nel Lecce, dove esordisce giovanissimo in Serie A. Nel 1991, a 22 anni, passa alla Juventus, dove si afferma sin da subito come perno del centrocampo bianconero.

A Torino diventa un idolo della tifoseria e capitano nel 1996. Con la Vecchia Signora vince tutto: 5 scudetti, coppa Italia, tre supercoppe italiane, Champions League, coppa Uefa, supercoppa europea e coppa intercontinentale. La sua Juve è una delle migliori di sempre, che domina in Italia e in Europa, ma anche molto sfortunata visto che perde ben quattro  finali europee (tre Champions e una Uefa).

Con la Nazionale italiana vanta 20 presenze e 2 gol, uno dei quali è il bellissimo gol in rovesciata contro la Turchia a Euro 2000.

Antonio Conte calciatore è un centrocampista di quantità, che col tempo ha saputo anche affinarsi dal punto di vista tecnico, bravissimo nell’inserimento, e dotato di un carattere e un temperamento fuori dal comune.

Nel 2004, dopo 419 presenze e 44 gol, dà l’addio alla Juventus e al calcio giocato, dedicandosi alla carriera di allenatore.

Inizia la sua nuova vita come allenatore in seconda di De Canio al Siena nel 2005. Poi va ad Arezzo, dove prima viene esonerato e poi richiamato, portando la squadra toscana quasi ad una miracolosa salvezza, nonostante i 6 punti di penalizzazione. In quell’occasione si arrabbia molto con la Juventus, rea di aver “regalato” la partita al La Spezia, diretta concorrente per la salvezza dell’Arezzo.

A dicembre del 2007 viene chiamato a Bari per sostituire l’esonerato Materazzi, portando il Bari nelle zone alte della classifica. L’anno successivo arriva la promozione in Serie A, giocando un calcio spettacolare. A causa di divergenze con la società lascia l’incarico, e poco dopo si accasa all’Atalanta. Anche qui, però, dopo 13 punti in 13 giornate (un ruolino da salvezza), lascia la guida dei bergamaschi. Nel 2010 è la volta del Siena, dove, grazie ancora una volta al suo calcio champagne, porta i toscani al secondo posto finale e, quindi, alla promozione in serie A.

Nel 2011, finalmente, arriva la chiamata della Juventus, reduce da stagioni disastrose. Alla guida dei bianconeri vince tre scudetti consecutivi, tra cui quello del record di 102 punti, e due supercoppe italiane. Ma fallisce fallisce in Europa. Nonostante il primo anno la sua Juve si piazzi prima nel girone, venendo eliminata ai quarti dal Bayern campione, e l’eliminazione ai gironi di Champions e la semifinale di Europa League dell’anno successivo, i bianconeri fanno una fatica indicibile quando varcano i confini italiani.

A causa dello scandalo calcioscommesse, nel 2013, accusato di omessa denuncia viene squalificato per 4 mesi, dopo aver patteggiato. Bisogna anche aggiungere che in questo processo ci sono ancora molti lati oscuri.

A luglio 2014 si dimette dal ruolo di tecnico della Juventus a seguito di divergenze con la dirigenza.

Ad agosto viene nominato commissario tecnico della Nazionale italiana, con cui finora ha un bilancio di quattro vittorie e un pareggio.

Conte è un allenatore tatticamente preparatissimo. I suoi maestri sono stati Lippi, Sacchi e Ancelotti, ma nonostante ciò Conte è affamato di conoscenza calcistica e, all’inizio della sua carriera, viaggia in tutta Europa per apprendere quanto più possibile sul suo nuovo “mestiere”. Oltre che maestro di tattica, è un ottimo motivatore e psicologo, riesce a trasmettere la sua fame di vittoria ai giocatori, e con i suoi metodi un po’ duri riesce a far dare il 110% a chi scende in campo.

La prima parte della sua carriera da allenatore utilizza uno spettacolare 4-2-4, che a dispetto dei quattro attaccanti, mostra un’ottima solidità difensiva. Questo modulo è caratterizzato da due terzini poco offensivi, due mediani di rottura, una boa centrale in attacco, supportata da una seconda punta, e, sopratutto, due ali molto tecniche, veloci, ma in grado anche di ricoprire. Il gioco di Conte è fatto di uno-due, triangolazioni, ripartenze veloci, gioco di squadra e tanto movimento senza palla e grande intensità di gioco. Lui ripeteva che se un giocatore sbagliava un passaggio, la colpa era di chi avrebbe dovuto ricevere il passaggio, perchè non si era proposto nella maniera corretta.

Con l’approdo alla Juventus, per far coesistere Vidal e Pirlo (inadatto a una mediana a due) passa al 4-3-3, componendo insieme anche a Marchisio e Pogba una delle linee mediane migliori al mondo in questi anni. Anche con questo modulo le peculiarità del gioco di Conte sono palesi: gioco veloce, ritmi altissimi, pressing asfissiante, ripartenze rapide. Conte, con Pirlo, introduce nel suo modulo il regista, e i risultati si vedono, perchè la qualità del gioco si alza notevolmente, grazie anche all’utilizzo di mezzali di qualità e quantità come Marchisio e Vidal. Pepe è un giocatore chiave in questo schieramento, perchè oltre ad attaccare copre tantissimo, e anche Vucinic, al contrario di quanto mostrato a Roma, si sacrifica in copertura. Sembra una macchina quasi perfetta, perchè l’assenza di un bomber di razza che concretizzi il gioco si fa sentire. Emblematica è la partita con il Genoa, finita 0-0, ma conclusasi con 30 tiri per la Juve e zero gol.

L’infortunio di Pepe dopo qualche mese porta il mister a cambiare nuovamente il sistema di gioco, proponendo un 3-5-2, che in Italia diventa praticamente un 3-3-4, grazie anche alla mediocrità della Serie A, mentre in Europa si è poi rivelato un 5-3-2 a tutti gli effetti. Nel primo anno, nella seconda parte, complice l’assenza di impegni nelle coppe europee, prosegue il calcio mostrato con il 4-3-3, seppur con un modulo diverso. Infatti la Juve mantiene ritmi di gioco elevati, e domina quasi tutte le partite, mantenendo un equilibrio tale da subire pochissimo. Ma questo è stato, forse, uno specchietto per le allodole, perchè nei due anni seguenti il calcio spumeggiante e i ritmi alti spariscono, sostituiti da una grande solidità e concretezza in Italia, con un possesso palla molto più ragionato e sterile della stagione passata, anche a causa del doppio impegno settimanale, ma che, comunque, si caratterizza ancora per l’elevata mole di occasioni avute in ogni partita e per i pochissimi rischi in difesa… Le accuse maggiori rivolte all’allenatore salentino sono l’utilizzo di giocatori fuori ruolo. Nonostante questo, però, la Juve è nettamente la squadra migliore in Italia. Le partite migliori in Europa sono state giocate contro il Real, quando con un 4-3-3 le due squadre avevano giocato alla pari, mentre nelle restanti (a parte le partite contro le squadre più mediocri e la bellissima vittoria in casa contro il Chelsea) c’è stata grande sofferenza. Probabilmente Conte aveva capito tutto ciò, e per la stagione 2014/15 stava valutando un cambio di modulo, ma poi tutti sappiamo come è andata a finire.

Da queste prime apparizioni con l’Italia, Conte sembra avere intenzione di sviluppare un progetto tattico che si fondi sul 3-5-2. La speranza è che possa ripetere in azzurro i successi ottenuti nelle squadre di club.

 Marco Sbrò

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