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Antonio Paganin: “All’Inter manca qualcosa quando deve fare la differenza”

Fonte passioneinter.com
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Abbiamo intervistato telefonicamente l’ex difensore. Cresciuto nelle giovanili del Bologna ha giocato poi con Sampdoria, Udinese, Inter, Atalanta concludendo la sua carriera professionistica a Verona nel 1997. Con la maglia blucerchiata ha vinto due coppe Italia (84/85 e 87/88) mentre con quella interista due coppe Uefa (1991 e 1994)

Il Napoli ha il record di distacco dalla seconda alla ventesima giornata. Più forte il Napoli o più responsabilità delle altre?

Penso che nelle altre ci sia un po’ di frustrazione nel vedere che c’è una squadra che tiene quel ritmo, fai fatica a pensare di andarla a riprendere. Si pensava che dopo il mondiale il Napoli potesse arrestare la sua corsa ma al di là della sconfitta con l’Inter si è dimostrata la squadra più forte, solida e organizzata. Dietro di lei quindi si crea quel contraccolpo psicologico che non ti fa capire dove poter andare a rubarle dei punti. Il Milan sta vivendo un momento di grande difficoltà, l’Inter con la sconfitta casalinga con l’Empoli ha detto addio ai pensieri di riprenderla, la Juventus ha problemi societari mentre le due romane non mi sembrano in grado di poter competere. Tutti gli indizi portano a un campionato che si consumerà con largo anticipo.

L’Inter alterna partite da top a cadute rovinose. Come giudica il lavoro di Simone Inzaghi?

Si tratta del fattore continuità. Pensiamo anche all’anno scorso. Hanno buttato il campionato per una serie di partite non approcciate bene, ad esempio la partita in casa persa con il Sassuolo o quella rinviata con il Bologna. Tutto questo mi dà l’impressione che qualcosina manchi nei momenti in cui devi fare la differenza o devi rimanere agganciato a un treno importante. Il valore della squadra non si discute, è capace di vincere con chiunque ma al tempo stesso ha dimostrato di poter anche perdere con chiunque. Il Napoli invece ha avuto continuità e ha sparigliato gli equilibri, infatti tutte le altre sono lì a lottare in una manciata di punti per il secondo posto. Merito al Napoli per aver disputato per ora una stagione esemplare. Stesso discorso per l’Arsenal in Inghilterra. Più che vedere i demeriti delle altre bisogna sottolineare i meriti delle prime in classifica.

Domenica c’è il derby. Un suo ricordo sulla stracittadina milanese e chi parte favorito in questo del prossimo turno?

Il ricordo principale è il mio primo derby vinto 1-0 nel novembre 1990. Il mio primo anno a Milano, gol di Nicola Berti. Soddisfazione enorme perché vissuto da protagonista e coinciso con una serie di vittorie sia in coppa che in campionato: Parma, derby appunto, Napoli e poi Aston Villa e Partizan. Inoltre in uno stadio sempre pieno, 80.000 persone. Per me che venivo dall’Udinese, squadra di provincia, giocare quelle partite e vincerle resta qualcosa di indelebile.

Per quanto riguarda il derby di domenica arrivano con situazioni emotive totalmente differenti. Milan in palese difficoltà, le spiegazioni possono essere molteplici, escludo la natura fisica, magari qualche giocatore è rientrato dal mondiale scarico. Arrivano in maniera diametralmente opposta, una più favorita, l’Inter, mentre il Milan in virtù degli ultimi risultati parte sfavorita.

Ha ragione Marotta quando parla di fine delle bandiere nel calcio o il caso Skriniar poteva andare diversamente?

Il calcio sta cambiando, quella che poteva sembrare un’operazione scontata di rinnovo, invece, non si è avverata. Non c’è tanto da meravigliarsi se pensiamo ad altri casi come quelli di Donnarumma, Kessiè o lo stesso Calhanoglu che ha fatto il percorso inverso di Milano. E’ difficile competere con società che possono fare quel tipo di offerte, per quanto si possa essere attaccati alla maglia di fronte ad una proposta del genere anche per la persona più sensibile di questo mondo sarebbe difficile rinunciare.  

Lei ha giocato con Dennis Bergkamp che fece fatica in Italia e poi esplose all’Arsenal. Esistono calciatori più adatti a un determinato calcio o dipende dalle situazioni?

Ci sono delle situazioni che a volte sfuggono alla logica del calcio. Dennis si vedeva in allenamento che aveva dei numeri pazzeschi. La sua difficoltà era nel carattere un po’ introverso, faceva fatica a gestire quello che ci poteva essere fuori dal campo. Viveva, per scelta caratteriale, isolato, così come Jonk, sul Lago Maggiore per cui a parecchi chilometri da Appiano Gentile. Molto probabilmente ha sofferto più di altri la differenza tra noi popolo latino e quello olandese, più introverso. Questo lo ha penalizzato. Poi se uno ha le qualità, in un ambiente diametralmente opposto come all’Arsenal, queste vengono fuori. Ci sono delle regole che a volte non vengono rispettate e che sfuggono ai principi del calcio, sono cose che succedono.

Fonte foto: Wikipedia.org

Con l’Inter ha vinto due coppe Uefa negli anni in cui le italiane dominavano in Europa. Cos’è successo al calcio italiano nelle coppe europee?

C’è stata una involuzione dal punto di vista della qualità e dell’appeal. I giocatori più importanti adesso se devono scegliere vanno in primis in Inghilterra e poi Spagna o Germania. L’Italia è passata due gradini sotto a questi campionati. Ci sono delle difficoltà, se prendiamo il caso Juventus che è costretta a fare dei capovolgimenti per sistemare i bilanci. Nessuno gli ha messo la pistola alla tempia per andare a sforare o a gonfiare, però è un campanello d’allarme, la struttura del calcio italiano sta soffrendo in maniera maledetta. Non riusciamo ad avere squadre con lo stadio di proprietà. Se vediamo le grandi difficoltà incontrate da Inter, Milan, Roma e Lazio per ottenere il proprio stadio capiamo la grande differenza con gli altri campionati.

In coppa Italia c’è stata la sfida tra due squadre dove lei ha militato ovvero Inter-Atalanta. La Dea continua ad impressionare senza fuoriclasse. Come analizza l’operato di Gasperini?

Reputo Gasperini uno degli allenatori più bravi e innovativi del calcio italiano. Penso che i numeri dell’Atalanta degli ultimi anni con l’approdo in Champions League lo stiano a dimostrare. Gasperini è la vera anima dell’Atalanta e ora sta tornando quella che conosciamo, nonostante la sconfitta con l’Inter è tornata la squadra che crea, che gioca e che potrà dire la sua nella corsa Champions dove ci sono diverse compagini coinvolte. Senza dimenticare la Juventus in caso di cancellazione della penalità, un fatto che potrebbe ulteriormente sparigliare le carte.

Lei ha esordito in serie A con la Sampdoria e concluso con il Verona. Entrambe coinvolte nella lotta per non retrocedere, riusciranno a salvarsi o la situazione è ormai compromessa?

Essendo stato il mio primo quadriennio nel calcio importante, con un gruppo giovane, la Sampdoria mi è rimasta più nel cuore rispetto al Verona dove ho trascorso solo un anno. In questo momento se devo essere onesto il Verona mi pare avere più chances, vedendo le ultime partite con Lecce e Udinese mi dà l’impressione di una squadra maggiormente in salute. Se dovessi giocarmi una fiche, al di là dei sentimenti, il Verona potrebbe avere più possibilità.

In conclusione un suo ricordo di Gianluca Vialli, da poco scomparso, che ha avuto come compagno alla Sampdoria.

Grandissima persona, rischiando di essere banale posso dire che prima di essere un grande giocatore è stato un grande uomo. Nel primo approccio che ho avuto con lui alla Sampdoria, lui arrivava da Cremona, mi disse “Non dovete avere paura di sbagliare, chi ha paura di sbagliare sicuramente continuerà a sbagliare” e parlavamo di un ragazzo che aveva vent’anni. Già capivi che era maturo con un suo equilibrio. Sempre allegro al di là dei risultati, un ragazzo solare, confermato anche da chi ha avuto a che fare con lui, per esempio nell’ambito della nazionale. Non hanno detto nulla che io non sapessi. Una grandissima perdita.

Glauco Dusso

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