Home Interviste in Esclusiva Luca Marchegiani: “Lazio e Inter…aspettiamo domenica. Prestazione contraddittoria per Donnarumma”

Luca Marchegiani: “Lazio e Inter…aspettiamo domenica. Prestazione contraddittoria per Donnarumma”

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Abbiamo intervistato l’ex portiere biancoceleste, che nella Capitale ha vinto svariati trofei: due Coppe Italia, due Supercoppe italiane, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Uefa e uno scudetto. Ha inoltre il record di imbattibilità (745’consecutivi) e di presenze (con 339 partite disputate) come estremo difensore nella storia della squadra. Ha vinto inoltre col Torino una Coppa Italia. Abbiamo chiesto al vicecampione del mondo del ’94 qualche considerazione sulla partita di ieri tra Juve e Milan, sulle ultime giornate di campionato e sulla sua carriera

Lazio-Inter, chi arriva meglio a questo incontro per un posto valido in Champions League?

Non lo so. Bisogna vedere cosa succede domenica contro Crotone e Sassuolo. Non sono di certo delle tappe secondarie. Non c’è una differenza di condizione tra le due. Nessuna ha un calo, se non quello prettamente fisiologico. Stanno tenendo bene entrambe, nell’ottica di ottenere il doppio risultato nelle ultime due di campionato.

Roma-Juve è un pareggio annunciato?

Non credo. Semplicemente perché possono giocare senza pressione. Tutte e due conquisterebbero facilmente i tre punti nella partita successiva. La Roma poi punta al traguardo minimo che si era prefissa, un posto in Champions, dopo un campionato meno esaltante del previsto.

Da portiere come giudica le papere di Donnarumma?

E’ stata una prestazione contraddittoria. Gli ho visto fare cose bellissime e bruttissime. Fa semplicemente parte di una crescita di un ragazzo appena 19enne. Non mi stupisce possa avere degli incidenti di percorso. Certo due errori così, dopo che siamo stati abituati ad assistere a buone prove, fanno effetto. Una partita no non deve però far ridimensionare il buon giudizio su di lui. Gigio è quello che tutti pensano sia, può incappare in serate negative, legate all’inesperienza, anche dal punto di vista tecnico.

7 scudetti e 4 Coppe Italia. Un filotto impressionante di successi per la Juve, dovuti a cosa?

E’ la somma di una serie di condizioni: una rosa di primissimo livello, sia di qualità che di quantità, un allenatore bravo, una società che ha creato una mentalità vincente ed una credibilità dovuta ai risultati, tale da potersi permettere di sostituire un Pogba, un Bonucci, un Buffon… La Juve ha la consapevolezza di essere forte, che può agire sulla rosa dei giocatori al contrario di altre squadre, non essendo mai alla mercè del giudizio facile del pubblico. Si è guadagnata tutto questo.

Dopo ieri sera si continua a parlare se è giusto che Buffon lasci o meno. Lei cosa pensa?

Io non me lo sono chiesto. E’ normale che un campione come lui faccia il suo nell’ultima partita che conta, così come fece nell’ultima in Champions contro il Real Madrid. E’ proprio in queste occasioni che il grande giocatore tira fuori la grande prestazione. Trovo tuttavia infantile legare un’altra stagione ad un’ottima prestazione in campo.

Il giocatore della Lazio più forte con cui ha giocato? E l’avversario invece più temibile che ha incontrato?

Sono talmente tanti da Nesta a Vieri che non vorrei far torto a nessuno, però Veron era davvero straordinario. Stessa cosa per gli avversari. Ho dovuto affrontare Maradona, Ronaldo il Fenomeno, ma se devo dirne uno in particolare… la mia bestia nera era Gullit, perché mi faceva sempre tanti gol. Magari era un caso (ride, ndr).

Qual è stata la parata scudetto del 2000? Se dovesse salvare un fotogramma di quella stagione vincente cosa salverebbe?

Non c’è un episodio o una parata. La vittoria è stata il frutto delle sconfitte degli anni precedenti. In un processo fatto di errori e cadute ci siamo avvicinati alla meta. C’è stata una grande crescita del gruppo che ci ha portato ad avere la giusta mentalità.

      

Il derby che ha più nel cuore?

Quello del 6 marzo del 94. Vincemmo per 1-0, con un gol di Beppe Signori. Salvai il risultato parando un rigore a Giannini a dieci minuti dalla fine.

L’allenatore a cui è più affezionato?

Ho avuto degli allenatori che sono stati dei grandi innovatori come Zeman e Sacchi; anche Eriksson alla Lazio e Del Neri al Chievo sono stati importanti, ma quello che mi ha fatto davvero crescere è stato Emiliano Mondonico, da poco scomparso. E’ stato fondamentale dal punto di vista umano, così come Lido Vieri, il preparatore dei portieri, da quello tecnico.

Con lui vinse una coppa Italia col Torino. Che ricordi ha del Mondo e di quella vittoria?

Era una squadra molto forte. L’anno prima arrivò in finale di Copa Uefa e terza in campionato. Fu una bella cavalcata per arrivare al titolo. Eliminammo la Juve in semifinale e vincemmo contro la Roma in finale. Non c’è più stato un gruppo così forte nella storia del Torino. A Emiliano piaceva il contraddittorio, pungolava sempre i giocatori, stuzzicava per tirare fuori il meglio. In particolare cercava di stimolare ancor di più chi dimostrava di avere carattere.

I suoi punti di riferimento, per lo stile, sono stati Dino Zoff e Giovanni Galli, ma chi è il Conte di oggi? In chi si rivede tra i pali?

Fare il portiere oggi è diverso, quindi è difficile fare parallelismi, ma mi piacciono molto Sirigu e Sportiello, che sono poco appariscenti. Nell’interpretazione del ruolo li trovo simili a me.

Un ricordo del Mondiale ‘94. Lei sostituì addirittura Baggio. Se lo aspettava?

Nessuno se lo poteva aspettare. Parliamo di uno dei più grandi giocatori italiani e uno dei più forti del Mondiale, che sembrava essere arrivato in quel momento al suo punto più basso, mentre da lì in poi ci fu la sua rinascita. Non ho avuto una carriera fortunata in azzurro. Per me fu un’occasione se non di riscatto, di riabilitazione agli occhi degli italiani, perché non mi andava di lasciare con la brutta immagine della partita contro la Svizzera giocata a Cagliari. Rimane il grande rammarico per essere arrivati a un passo dal sogno. Tra l’essere campioni del mondo e vicecampioni c’è una bella differenza. L’ho capito nel 2006.

Fonte foto: laziopress, calcioweb, laziowiki e storiedicalcioaltervista

Erika Eramo

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