L’ex attaccante carioca: “Le reti più significative le ho realizzate nella finale di Coppa Campioni vinta con il Milan”
Passionedelcalcio ha intercettato il campionissimo brasiliano Josè Altafini.
Altafini nel 1958 si è laureato campione del mondo con la nazionale brasiliana. Tra gli anni sessanta e settanta vanta un titolo di capocannoniere in A, due Scudetti con il Milan e altrettanti con la Juve e in mezzo una Coppa Campioni con i rossoneri realizzando la doppietta decisiva contro il Benfica. E’ entrato di diritto nella leggenda siglando 216 reti in Serie A.
Cosa si aspetta dalla Juve contro il Tottenham in Champions?
Un risultato positivo mi auguro ma sarà dura a Londra. I bianconeri devono disputare una super partita.
Il Napoli potrà andare in difficoltà soprattutto a livello psicologico dopo questa sconfitta contro la Roma?
Aspettiamo e vediamo come reagirà la squadra di Sarri. Ad aprile potremmo avere un quadro più completo della situazione.
Il Milan a questo punto dovrebbe puntare ad un posto nella prossima Champions?
I rossoneri devono pensare ad una partita alla volta. Gattuso sta lavorando benissimo e i risultati stanno dando maggiore tranquillità alla squadra.
Che Brasile vedremo nel Mondiale?
Una grande squadra gestita da Tite, un bravo C.T.
Speriamo che Neymar recuperi quanto prima dall’infortunio perché è il nostro giocatore più forte.
Il suo gol più bello lo ha realizzato contro il Benfica nella finale di Coppa dei Campioni?
Sì, la mia doppietta ci permise di alzare la coppa al cielo.
Lei ha realizzato più di 200 gol in A come Piola, Totti, Nordahl, Meazza, Di Natale e Roby Baggio. Chi il più forte tra loro?
Tutti quelli che hanno segnato più di me ovvero Piola, Totti e Nordahl (ride, ndr).
Totti e Baggio sono stati due fuoriclasse assoluti ma hanno calciato molti più rigori di me (ride, ndr).
Perché per lei Pelè è stato il giocatore più forte di sempre?
Per i numeri che ha raggiunto in carriera, per i trofei sollevati, perché era forte di destro, di sinistro, di testa, nel dribbling, in acrobazia. Perché in campo rappresentava la perfezione.
Fonte foto: persemprenapoli.it
Stefano Rizzo