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L’evoluzione del calciomercato

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Una panoramica dagli anni ’50 ad oggi in cui il trend del momento è l’Arabia Saudita, analizzando le difficoltà di manovra dei club italiani

Estate 1983. 40 anni fa esatti. Il calcio italiano ha da poco riaperto le frontiere ai calciatori stranieri. Il nostro campionato è considerato il più importante al mondo e arriveranno tantissimi campioni internazionali, giungeranno anche dei bidoni a dire il vero. Una trattativa di calciomercato su tutte, impronosticabile, rimarrà nella storia: uno dei giocatori più forti al mondo, a 30 anni perciò non proprio a fine carriera, Zico passa dal Flamengo all’Udinese, un’operazione accolta con entusiasmo ma anche con moltissime polemiche giunte addirittura in Parlamento. Zico all’Udinese è come se oggi il 31enne Neymar, ma la carriera dei calciatori ora si è allungata, decidesse di giocare proprio nell’Udinese. Semplicemente impossibile! Innanzitutto a livello europeo il campionato inglese è il più competitivo in cui grazie ai diritti tv, agli stadi, al merchandising, agli sponsor girano più soldi, poi mantiene sempre un buon livello la Liga con Real Madrid, Barcellona e Atletico Madrid assolute protagoniste, stesso discorso per il Bayern Monaco in Germania e il PSG in Francia, a tutto ciò c’è da aggungere l’Arabia Saudita che è pronta a riempire di oro le tasche dei campioni. Uno scenario complicato per le società italiane. Chiaramente le big del nostro Paese possono fare leva sugli impegni nelle coppe europee che danno diversa risonanza alle prestazioni dei singoli giocatori. Per le altre compagini, ovvero l’Udinese di turno, una squadra con una certa tradizione ma fuori dall’Europa, però è veramente tostissima sia a livello di attrazione sportiva che economica. Come si attrae un campione anche non all’apice della carriera? Come si mantiene un giovane con buone prospettive? Che stimoli si possono dare ad un fuoriclasse che sta per appendere gli scarpini al chiodo ma che ancora si sente di dare molto? Le risposte a questi quesiti le daranno i presidenti e i dirigenti dei club italiani, i quali dovranno ingegnarsi in qualche maniera se vorranno sferrare colpi memorabili altrimenti si andrà avanti con gli scambi e le trattative a parametro zero tra giocatori di medio/basso livello. Tenendo in considerazione che nel Lecce campione d’Italia Primavera non è sceso in campo neanche un italiano nella finalissima vinta contro la Fiorentina, segno che in questo calcio moderno oltre alle società italiane faticano anche i giocatori italiani ad emergere a certi livelli.

Riavvolgendo il nastro per capire come si è sviluppato il calciomercato negli anni dobbiamo risalire al 1952 con l’attaccante svedese Hasse Jepsson che passa dall’Atalanta al Napoli per 105 milioni di lire: è la prima volta che viene sfondato il muro dei 100 milioni per una trattativa di mercato. Nel 1966 però l’Italia torna a casa dalla disastrosa spedizione del Mondiale inglese in cui gli azzurri perdono contro la Corea del Nord e la FIGC chiude le frontiere: basta stranieri, possono restare solo quelli già in rosa. Le frontiere sono riaperte nel 1980: ogni società può tesserare un solo giocatore straniero. Nel 1982 via libera al secondo straniero. Da due si passa per la prima volta a tre elementi per squadra a partire dalla stagione 1988/1989. Successivamente nel 1995 la sentenza Bosman, ex giocatore belga il quale diventa famoso per aver contestato un suo trasferimento, impedisce alle varie leghe continentali di porre un tetto al numero di stranieri dell’Unione europea. Con il passare degli anni il potere dei procuratori dei calciatori assume sempre più importanza.

Arriviamo ai giorni di oggi con offerte da capogiro da parte di campioanti minori, che equivalgono alle nostra serie C ma neanche. L’Arabia Saudita è la nuova frontiera. Alcuni giocatori stanno scegliendo questa destinazione spinti esclusivamente dal denaro consci che praticamente si smette di giocare in maniera professionale ad un certo livello. Cristiano Ronaldo ha aperto le danze nella finestra di mercato invernale e nella sessione estiva in Arabia Saudita giungono anche il pallone d’oro Benzema, Kanté e Koulibaly. Per ora, perchè il numero di campioni potrebbe crescere ulteriormente.

Chinaglia, Pelè e Beckenbauer nel New York Cosmos

Il primo boom fu l’America in cui alcune stelle del calcio chiusero le loro carriere tra i quali Pelè, Chinaglia, Beckenbauer, Eusebio e Cruijff.

Negli ultimi anni ci è stato un bell’esodo nel Qatar, in Cina e sempre negli Usa e a Miami aspettano l’arrivo di Messi.

Comunque c’è una grossa differenza tra l’andare a svernare, in posti con meno pressione e favorevoli dal lato economico, e uscire fuori di scena in una età in cui un atleta è più o meno all’apice della carriera.

Fonti foto: Corriere.it; SSLazioMuseum.com

Stefano Rizzo

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