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Addio alla leggenda Beckenbauer

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Si è spento a 78 il mito tedesco, era malato da tempo. Un difensore elegante che ha scritto la storia del calcio

Franz Beckenbauer detto Kaiser ovvero imperatore è considerato uno dei calciatori più forti di sempre, una stella degli anni ’70, un giocatore da inserire sicuramente in difesa in una ipotetica migliore formazione di tutti i tempi. E’ stato vincitore del pallone d’oro, nel 1972 e nel 1976, tra l’altro è l’unico difensore ad aver conqusitato questo premio per ben due volte. Franz nella sua carriera con il Bayern Monaco ha trionfato in tutte le competizioni più importanti: 4 campionati tedeschi da giocatore, più uno nell’Amburgo, e 1 da mister, da calciatore in Europa ha vinto 3 Coppe dei Campioni, 1 Coppa delle Coppe, 1 Coppa Intercontinentale, mentre da allenatore 1 Coppa Uefa. Un palmares straordinario anche con la Nazionale tedesca: campione d’Europa nel ’72 e del mondo nel ’74 da giocatore in campo, in panchina nelle vesti da ct si è laureato campione del mondo a Italia ’90. A fine carriera ha militato nel New York Cosmos con Pelè, Carlos Alberto, Chinaglia, Pino Wilson e Neeskens.

Deschamps, Beckenbauer e Mario Zagallo, ex centrocampista ed ex ct del Brasile, scomparso pochi giorni fa il 5 gennaio scorso a 92 anni, sono gli unici ad aver conquistato con le proprie Nazionali i Mondiali sia come giocatori che come commissari tecnici.

Franz ad inizio carriera fu impiegato come mediano e successivamente come libero, ruolo che gli permetteva di guidare la difesa con classe e personalità, oltre a difendere usciva dall’area per dirigersi in avanti oppure serviva in maniera millimetrica i propri compagni. Un duro, una roccia, memorabile è la sua immagine durante la partita del secolo nel Mondiale ’70, la semifinale tra Italia e Germania Ovest, 4-3 il finale, in cui per una lussazione alla spalla fu costretto a giocare con un braccio fasciato, ma Il Kaiser non mollava di un centrimetro.

Beckenbauer con il braccio fasciato a Mexico ’70

Franz ha dato lustro al ruolo del libero: piedi educati, visione di gioco, ottimo lancio, saggezza, senso tattico, grande personalità grazie alla quale intimoriva gli avversari e rassicurava i compagni. Non c’era nulla in squadra che potesse essere compiuto senza l’assenso del Kaiser.

Era, di fatto, un centrocampista aggiunto senza che ciò diminuisse la sua forza in fase difensiva. Aveva il senso dell’intervento, sapeva quand’era il momento di aggredire l’avversario e quando, invece, era conveniente temporeggiare. Elegante nei movimenti ed efficace nell’uno-contro-uno, inoltre si distingueva per onestà e correttezza. Una carriera diventata leggenda.

Fonti foto: RadioSiena.tv; X.com

Stefano Rizzo

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