“Il falco va senza catene – fugge gli sguardi – sa che conviene” cantava Gianluca Grignani. Il falco più famoso della storia del calcio, invece, non è fuggito davanti alle nostre domande. Luis, ex attaccante dell’Anderlecht, con il quale vinse un campionato, Cagliari, Fiorentina, Bologna, Como e Catania, ci ha raccontato di come è nata la famosa esultanza. Non sono mancati altri aneddoti. Ci ha parlato delle finali europee, della Copa America, delle Nazionali (sia italiana che belga) in vista di Euro 2020 e molto altro ancora
Una sua analisi delle due finali europee, Chelsea-Arsenal e Tottenham-Liverpool?
La partita di Europa League non è stata molto esaltante nel primo tempo. Nel secondo però la grandissima squadra allenata da Sarri ha dimostrato di meritare la vittoria. La partita di Champions invece è stata condizionata dal rigore concesso e realizzato dai reds già al secondo minuto. Il Liverpool, che aveva ribaltato il risultato contro il Barcellona, stavolta non ha fatto granchè, ma alla fine dei giochi conta vincere.
Come vede la Nazionale belga in vista di Euro 2020? E la nostra selezione azzurra invece?
Il Belgio, come ha già dimostrato al Mondiale russo, pur essendo un paese piccolo vanta tanti giovani talenti. Il CT Martinez dà un qualcosa in più. E’ molto bravo a gestire il gruppo. L’Italia ha un passato glorioso e Mancini sta cercando di dare un senso ed una continuità a quel passato. Bisogna però avere pazienza, perché non ha la bacchetta magica per risollevarne le sorti di colpo.
Lei è nato in Brasile, Nazione che ospiterà la prossima Copa America. Neymar e compagni sono i favoriti oppure Messi trascinerà l’Argentina e Suarez l’Uruguay dando del filo da torcere?
Da brasiliano spero possano vincere i verdeoro. Noi ancora ci dobbiamo riprendere dallo smacco subito nel Mondiale casalingo, quando i tedeschi ci batterono per 7-1 (ndr, era l’8 luglio 2014). La nostra è una mentalità diversa dagli europei. Viviamo di e per il calcio. Dobbiamo però renderci conto che non esiste più quel Brasile stellare con nomi gloriosi come Pelè, Falcao, Socrates…Ora non siamo i più forti. Per quanto riguarda Messi non è lo stesso in Nazionale, non so cosa gli succeda. Anche l’Uruguay è tosto, soprattutto perché è guidato da Tabarez, il mio ex allenatore ai tempi del Cagliari. Un uomo di valore che ha fatto tanti sacrifici.
Lei ha giocato in coppia con Batistuta nella Fiorentina e con Signori nel Bologna. Ci descrive i due bomber?
Gabriel è un grandissimo amico. E’ stato uno straordinario giocatore, tecnicamente migliorato tanto nel tempo. Il suo tiro era micidiale. Voleva sempre che gli passassimo la palla. Ora che la Fiorentina sta cambiando Presidente lui è in lista per essere considerato per un ruolo in società. Se lo meriterebbe. Beppe è un bravissimo uomo, un leader e fantastico bomber. Si allenava più degli altri per essere sempre al top, un po’ come ora fa CR7. Quando si ha un nome da difendere è normale.
E’ stato allenato da Carletto Mazzone nel Cagliari e Giovanni Trapattoni nella Fiorentina. Qualche aneddoto su di loro?
Aneddoti soprattutto su Mazzone, il sergente di ferro. Quando venni dal Belgio al Cagliari sfoggiavo un look estroso, un po’ eccentrico con fiori e colori sgargianti. Portavo i capelli lunghi e l’orecchino. Carletto non gradì. Provai a togliere l’orecchino e feci la più brutta partita della mia vita. Allora dopo l’ho reindossato con suo grande disappunto. Poi c’è l’episodio degli scarpini verde fluo messi da me in allenamento. Lui si avvicinò e mi fece: “Non voglio che ti metti questi scarpini in partita altrimenti il difensore ti vede da lontano”. Con il Trap ho sempre avuto un buon rapporto, fece molto bene a Firenze e un po’ meno al Cagliari. Ho avuto la fortuna di essere allenato da uomini che mi hanno lasciato il segno come Alberto Malesani e Claudio Ranieri. Straordinario è stato Bruno Giorgi, che purtroppo non c’è più.
Ha più rimpianti per la semifinale di Coppa Uefa persa contro l’Inter nel 1994 dopo che con il suo Cagliari aveva eliminato la Juve nei quarti (lei segnò sia ai bianconeri che ai nerazzurri) oppure per lo scudetto sfiorato con la Fiorentina dopo il titolo di campione d’inverno nel ‘99?
Considerandomi sardo la partita contro l’Inter è stata peggio, in virtù di quello che avevamo fatto vedere all’andata.
La partita migliore disputata invece?
Con la maglia del Cagliari proprio la vittoria contro i bianconeri in Coppa Uefa.
Allegri è stato un suo compagno ai tempi del Cagliari. Avrebbe scommesso sulla sua futura carriera da allenatore?
Mai, non lo avrei mai detto. Massimiliano era timido e tranquillo. Aveva dei piedi magici. Lo chiamavamo “acciuga” per via della sua magrezza. Ora è il re degli allenatori, non solo per quello che ha fatto la Juve, ma anche per l’impresa col Sassuolo, che portò dalla serie C alla B. Ora chissà dove andrà…
Il periodo migliore o la piazza in cui si è trovato meglio?
In primis a Cagliari, la mia città. Ho vissuto molto bene anche a Firenze. A Catania è stato bellissimo e a Como ho conquistato un campionato di serie B, vincendo la classifica cannonieri. La voglia di dimostrare di esserci sempre e l’entusiasmo mi hanno consentito di essere protagonista sia in A, che in B o C. Volevo aiutare la mia famiglia e grazie al calcio ci sono riuscito. Ringrazio i miei parenti e chi ha creduto in me, l’osservatore che mi scelse a 15 anni.
Come è nata la famosa esultanza del falco?
Mi sono sempre piaciuti gli animali. Nella mia casa in Sardegna avevo una casetta per piccioni. Un giorno venne una coppia di falchi a farci visita. Lo vidi come un segno importante. Durante la partita Milan-Fiorentina il mio compagno Sandro Cois mi disse: “Perchè non fai l’esultanza di un animale che ti piace?”. Allora mi ricordai della coppia di falchi e nacque l’esultanza.
“E allora volo via – Siamo in viaggio io e la mente mia – Guardami ho già spiccato il volo – Ed ora sono proprio sopra a casa tua”. Grignani saluta così il nostro falco sardo e noi lo ringraziamo per l’intervista.
Fonti foto: dariosportivo, violanews, cagliaricalcio e calciocasteddu
Erika Eramo
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