Come ha conquistato il Divin Codino il prestigioso Pallone d’oro, Oscar del calcio? Perché negli anni in cui ha vestito la maglia della Juventus ha acquisito ancora più notorietà a livello mondiale divenendo un simbolo? Scopriamolo insieme…
Ieri durante una bellissima cerimonia per la festa patronale del mio paese tra i ridenti monti abruzzesi il vescovo ha osato un paragone esaltante tra la vita sportiva e quella spirituale. Mai paragone fu più azzeccato e soprattutto pertinente all’attualità, data l’Olimpiade tuttora in corso. La preparazione dell’atleta ha un non so che di monacale in quanto a dedizione alla causa. Come chi corre o nuota deve avere meno stoffa (solo nel senso materiale del termine ovviamente) possibile addosso per dare una maggiore forza propulsiva al gesto atletico, così chi si dedica alla meditazione dovrebbe togliersi pesi dal cuore, sovrastrutture dal cervello e zavorre comportamentali nei rapporti sociali. Filosoficamente parlando questo concetto si chiama “il rasoio di Occam”, ovvero “è inutile fare con più ciò che si può fare con meno”. È il principio secondo il quale si raggiungono obiettivi prefissati non aggiungendo, ma sottraendo. Chi tra i nostri calciatori è più vicino al termine di atleta-asceta se non il nostro Roby, l’anti-personaggio che si sottraeva alle sirene del successo legandosi all’albero maestro del duro lavoro, del sacrificio, della determinazione? Per lui gli ostacoli (sirene) erano un’occasione in più per dimostrare il proprio valore umano e professionale. Tornando all’attualità e all’Olimpiade di Rio de Janeiro l’Italia sta andando oltre ogni più rosea aspettativa in quanto a medaglie. Lo sport in cui eccelliamo, con 4 ori e 3 argenti, è il tiro a segno. All’italiano, quando vuole, la mira non manca. D’altronde quante volte diciamo che per vincere bisogna centrare il bersaglio? Sapete la parola “Peccato” in ebraico cosa significa? Letteralmente vuol dire fallire il bersaglio. Ogni volta che noi, nella nostra vita sportiva o spirituale, ci allontaniamo dal fare centro, pecchiamo. Se non facciamo centro è perché non siamo veramente focalizzati. Questa è la caratteristica che ha reso Roby un vincente: non per i trofei vinti, ma perché sapeva rimanere costantemente focalizzato su ciò che si era prefissato. Non è un caso abbia vinto, negli anni della Juventus che lo hanno consacrato idolo indiscusso di tutti, il Pallone d’oro (prima di lui tra gli italiani ci erano riusciti solo Rivera nel ’69 e Rossi nell’82, dopo Cannavaro nel 2006; io ci aggiungerei anche Sivori nel ’61 visto che è pur sempre un italo-argentino). Di questo importante riconoscimento dirà: “il pallone d’oro è una cosa mia, sono sicuro che se scendeste in strada a chiedere ai tifosi cosa vorrebbero che vincessi vi risponderebbero lo scudetto se sono juventini, il Mondiale se non lo sono. Infatti i miei veri traguardi sono questi, come per un attore è bello vincere l’Oscar, ma è molto meglio se il pubblico apprezza il suo film”. Se è amato così tanto non è per l’Oscar del calcio, ma di sicuro da quel momento è entrato di diritto nell’Olimpo del calcio mondiale.
Questione di tempo e anche a Torino è amore
25 miliardi, cifra record di allora, per il trasferimento bianconero
Coi tifosi viola inferociti sperando non fosse vero
Conferenza stampa convocata il 18 maggio ’90 da Caliendo
Il malcontento a piazza Savonarola si va via via acuendo
Sampietrini lanciati e poliziotti pronti col manganello
È costretto a uscire sotto scorta Pontello
Che dopo quella notte travagliata tra vari detrattori
Decide di cedere la Fiorentina ai Cecchi Gori…
Inizia l’iter con la Vecchia Signora
200 presenze, 115 reti, in 5 anni la onora
Uno scudetto, una Coppa Italia ed una Coppa Uefa il bottino
Degli ultimi due il vero artefice è il Divin Codino
Dal calcio champagne di Maifredi al catenaccio di Trapattoni
Erano gli anni del Milan inarrivabile, dei campioni
In Europa contro il Borussia Dortmund segna una doppietta
È chiaro a tutto il mondo che è vicina la prestigiosa vetta
Il premio di France Football lo vincerà senza problemi
Scherzosamente dirà fuori dagli schemi:
“Il Pallone d’oro io a Baggio lo darei”
Con 142 voti arriva infatti il più prestigioso tra i trofei
L’anno dopo vince il Fifa World Player che lo consacra ulteriormente
Entrando di diritto nel cuore della gente
Alti e bassi invece in casa juventina
Non hanno digerito il famoso episodio della sciarpa della Fiorentina
“Coniglio bagnato” detto da Agnelli è benzina sul fuoco
Ma Baggio ha l’asso dal cilindro: il bel gioco
Questione di tempo e anche a Torino è amore
Il numero 10 brillera’ con sempre più fulgore!”
Tornando all’atleta-asceta, si esercita dal mattino alla sera senza disattenzione e negligenza. Senza non vuol dire che lo fa suo malgrado, ma che passa attraverso le preoccupazioni, le urgenze, le distrazioni con l’unico scopo di superarsi. È l’allenamento il vero fulcro della giornata, il senso che scandisce il ritmo di tutto. La fatica è il suo pane quotidiano ma l’ anelito è talmente potente che sarebbe in grado di accendere il fuoco con la legna bagnata. Fatica deriva da fatis, ovvero crepa o fessura. Faticare veramente significa aprire una crepa dentro i propri limiti. Correre cinque minuti in più, saltare più in alto, stabilire un record personale vuol dire andare un po’ più in là, vicini al proprio bersaglio perché il muro delle nostre convinzioni e credenze è stato crepato. Roby è rimasto nel cuore perché ci ha creduto davvero, ha modificato le molecole della storia dando tutto quello che aveva al di là del risultato pratico. Il suo esempio di vero sportivo è rimasto ad insegnarci questo. L’unico vero peccato è per chi non abbia vissuto le sue gesta calcistiche o non abbia compreso il valore esistenziale che c’era dietro. Come scrissero una volta alla Gazzetta dello sport, infatti, “Baggio non si commenta, si vive”. Abbasso le parole, ciò che resta sovrano è l’esempio.
P.s. Il prossimo appuntamento è per il 18 settembre con il Milan, il Bologna e l’Inter.
Foto presa da: Wikipedia
Erika Eramo