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Leonardo Semplici: “Orgoglioso del percorso sin qui realizzato e con la voglia di migliorare sempre”

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Una carriera eccezionale quella del Mister toscano con la vittoria di tutti i campionati dall’Eccellenza alla Serie B e con il sogno, un giorno, di poter allenare una squadra con la possibilità di agguantare anche la vittoria della Serie A

Abbiamo avuto il grande piacere di intervistare telefonicamente Mr. Semplici, un tecnico mai stanco di inseguire la propria crescita professionale e con un curriculum davvero di tutto riguardo con la vittoria di tutti i campionati dall’Eccellenza alla Serie B e, con la chiamata giusta, potrebbe inseguire anche il suo sogno della vittoria della Serie A. Una carriera da predestinato quella del classe ’67 che già alla prima stagione da allenatore, quella del 2004/2005, vince il campionato di Eccellenza Toscana, sulla panchina del Sangimignano. La stagione successiva resta in Eccellenza, sulla panchina del Figline con la quale ottiene tre promozioni in quattro anni, sino ad arrivare alla Lega Pro (prima volta nella storia del Figline in una lega professionistica). Nel 2008-2009, oltre alla vittoria del Campionato di Seconda Divisione di Lega Pro, si aggiudica anche la Supercoppa di Lega e questo gli porta anche il premio della Panchina d’Oro per la Lega Pro Seconda Divisione. Qualche alto e basso nelle stagioni successive tra Arezzo e Pisa e un buon calcio espresso nelle tre stagioni alla guida della Primavera della Fiorentina e si arriva all’8 dicembre 2014 quando Semplici viene ingaggiato dalla Spal che milita nel Girone B di Lega Pro e naviga in brutte acque. Salva la squadra nella prima stagione e poi ottiene due promozioni consecutive, vince il campionato di Lega Pro nella stagione 2015-2016 e la Supercoppa di Lega Pro 2016 e gli viene assegnata la Panchina d’oro 2015-2016 per la Serie C. Riporta quindi la Spal in Serie B dopo 23 anni di assenza e la stagione successiva, 2016-2017, Leonardo vince il suo sesto campionato in carriera e riporta gli spallini in Serie A dopo 49 anni, aggiudicandosi meritatamente la Panchina D’argento 2016-2017 come miglior tecnico della Serie cadetta. Il miracolo Semplici continua e la Spal si salva nelle due stagioni successive, con ottimi risultati anche contro le grandi della massima serie. Viene esonerato il 10 febbraio 2020 con la squadra in ultima posizione (la Spal retrocederà poi a fine stagione con quattro turni di anticipo). Il 22 febbraio 2021 subentra a Di Francesco sulla panchina del Cagliari ed effettua l’ennesimo miracolo, salvando i sardi da una retrocessione che sembrava ormai certa. La stagione successiva viene esonerato dopo solo tre giornate. Ancora un subentro nel febbraio 2023, al posto di Luca Gotti, alla guida dello Spezia in quartultima posizione e così finirà il campionato, ma a pari merito con l’Hellas Verona e quindi lo spareggio perso (1-3) ne decreta la retrocessione in Serie B.

Un vero e proprio valzer dei Mister sulle panchine di A e di B, cosa ne pensa?

Effettivamente, forse mai come quest’anno ci sono stati tanti cambi in panchina, sia di squadre di prima fascia come delle altre. Probabilmente non un cambio generazionale, ma comunque ci sono sempre nuove idee, diverse mentalità e quindi le società cercano di trovare un allenatore che ricalchi l’idea che vogliono dare alla propria squadra. Chiaramente questi allenatori vanno poi messi nella condizione ideale per poter trasferire le proprie idee calcistiche.

Immagino stia seguendo l’Europeo di calcio, cosa pensa del livello della nostra nazionale e del lavoro di Mr. Spalletti?

Ho una forte considerazione di Spalletti e penso che tanti come me siano d’accordo. Ha avuto una carriera eccellente, coronata dalla chiamata alla guida della Nazionale. E’ subentrato in un momento particolare e, nonostante il poco tempo, è riuscito a qualificarsi per questo Europeo. Bisogna sempre considerare il poco tempo a disposizione del tecnico della nazionale, rispetto ad un club e quindi un plauso particolare va a Luciano. Nonostante la sconfitta con la Spagna ho visto che sta facendo un ottimo lavoro, dando un’identità forte alla squadra. Chiaro che ci vuole del tempo e, al momento, non ce n’è molto. Partite difficili come quella contro gli spagnoli insegnano tanto. Sono sicuro che con l’impegno e la dedizione che lo contraddistinguono riuscirà a trasferire le sue idee e a riportare la nazionale al livello che merita, sia come mentalità che come gioco.

E in generale della competizione? E’ solo una mia impressione o il livello delle nazionali europee si è un tantino ridimensionato?

Onestamente non sarei troppo d’accordo, insomma ci sono le migliori squadre a livello europeo, ma che riescono sempre ad incidere anche a livello mondiale. Ci sono certamente dei momenti in cui una nazionale o dei calciatori, possono fare la differenza, ma il livello è comunque mediamente ottimo. Certamente non sembra ci siano più molte squadre cuscinetto, come invece avveniva in passato. La qualità tecnica è sicuramente migliore degli anni passati, tutte le nazionali hanno ormai la maggior parte dei propri calciatori che giocano nei migliori campionati europei e quindi il livello medio è naturalmente salito.

Lei che lo ha allenato, cosa pensa da un punto di vista tecnico di Daniel Maldini?

Secondo me Daniel Maldini è un calciatore di grande prospettiva! Ha avuto delle problematiche fisiche, ma ha le qualità per diventare un bel giocatore. Quanto importante dipenderà dal percorso che farà, ma ha le qualità per potersi affermare, nonostante il cognome sicuramente pesante. Daniel è un ragazzo serio, lavora e chiaramente vuole dimostrare il proprio valore indipendentemente dal cognome sulla maglia.

L’8 dicembre del 2014 arriva la chiamata della Spal, la stagione successiva vince il campionato di Lega Pro (2015/2016) e riporta la Spal in Serie B dopo 23 anni di assenza, ma fa ancora meglio l’anno successivo (2016/2017) ottenendo la promozione diretta in Serie A, dove i ferraresi mancavano da 49 anni. Come è avvenuto quel “miracolo” sportivo?

Un cammino che nessuno avrebbe nemmeno potuto immaginare! E’ stato un insieme di situazioni e di incastri che hanno valorizzato al meglio il mio lavoro e quello della società, siamo stati bravi a scegliere i calciatori, ma c’era anche un’ottima ossatura della squadra dalla Serie C e c’era in loro tanta voglia di dimostrare il proprio valore.

Cosa dice un Mister dopo stagioni come quelle della doppia promozione e come riesce a motivare per tentare la permanenza in Serie A? Due salvezze consecutive!

La cosa che mi ha sempre contraddistinto, nonostante in quel periodo avessi fatto degli ottimi risultati, era sempre il variare gli allenamenti, le interpretazioni, cercare di studiare, di migliorare, quindi ho sempre portato, nella varie stagioni, cose nuove da far apprendere anche in maniera diversa da quello che era stato già fatto. Queste novità, miste alla voglia di migliorarsi sempre, di andare al di là di quello che avevamo già dimostrato, ci hanno permesso di avere sempre le giuste motivazioni sia noi dello staff, ma soprattutto i calciatori che avevo a disposizione.

Inoltre alla Spal lei ha iniziato ad applicare concetti tattici differenti dal passato. Ha adottato per la prima volta la difesa a tre. Una necessità dovuta agli interpreti o una sua crescita professionale?

Quando sono arrivato alla Spal il mio credo tattico era il 4-3-3, ma vedevo la squadra in difficoltà, cercai quindi di mettere in condizione i difensori che avevo a disposizione di poter esprimere maggiormente le loro qualità. Avevo inoltre Lazzari, un calciatore che praticamente non giocava, ma che attraverso gli allenamenti ho scoperto avere grandi qualità ed ho iniziato ad utilizzarlo tanto da divenire titolare inamovibile nei miei cinque anni di permanenza, anche per quello decisi la variazione del modulo, sapendo che schierandolo da quinto a tutta fascia rendeva al meglio e quindi, attraverso questo ho portato avanti il 3-5-2 dalla Serie C alla Serie A. In precedenza avevo spesso giocato sia con il 4-3-3 che con il 4-3-1-2, alternando i moduli, quindi è stato un percorso anche quello abbastanza completo e mi dispiace che al grande pubblico sia stato fatto conoscere come un allenatore che può giocare solo con un modulo come il 3-5-2, non è così!

A Ferrara, dopo la promozione, c’è anche la permanenza in Serie A per le due stagioni successive, ma l’anno dopo, a febbraio 2020 viene esonerato con la squadra in ultima posizione. Qualcosa di simile è accaduto anche a Cagliari, dove lei arriva il 22 febbraio 2021 con la squadra in una situazione di classifica disperata e riesce ad evitare la retrocessione, ma l’anno successivo dopo solo tre partite, viene esonerato. E’ probabilmente vero che nel calcio non vi è alcuna riconoscenza, ma il valore di un allenatore non dovrebbe essere considerato a prescindere da tutto?

A Cagliari, dopo quella salvezza straordinaria, non c’erano le condizioni per continuare. Probabilmente era impensabile anche per la società di rompere il rapporto, ma non c’era la giusta unità di intenti per continuare, fu senz’altro una decisione spiacevole, anche per la piazza che meritava una situazione migliore. Purtroppo per la squadra l’annata non andò come si sperava.

Cosa non ha funzionato nell’ultima esperienza a La Spezia, terminata con lo spareggio perso contro l’Hellas Verona?

Sicuramente degli errori da parte mia, da parte del mio staff nel valutare certe situazioni. Questo fa parte del percorso di un allenatore e bisogna prendersi le proprie responsabilità, cosa che io ho sempre fatto. Ovviamente ci sono anche delle scusanti, dai tanti infortunati che ho trovato, ai calciatori che non ho potuto utilizzare, vedi Holm, Verde, Caldara, Maldini, Bastoni e altri; in 16 partite abbiamo “subito” 7 autogoal e nel contesto hanno un peso davvero rilevante. Inoltre nello spareggio non siamo certo stati fortunati (autogoal al 5′, rigore sbagliato al ’70 ndr). Nello studio di quella stagione però, nonostante tutto, con il mio staff abbiamo riscontrato di aver inciso notevolmente, migliorando praticamente tutte le statistiche della squadra, dal possesso palla, alle occasioni da goal, al subire meno reti, anche se purtroppo non siamo riusciti ad essere determinanti.

Un allenatore nella sua posizione, cosa valuta nelle offerte che riceve? Si è spesso preso un anno sabbatico tra un incarico e l’altro, una scelta?

No, l’anno sabbatico non è sempre stata una scelta, ma ho dovuto e voluto dire anche qualche no, perché spero, anche per quello che è il mio percorso, di ricevere una chiamata che mi permetta di ripartire e costruire un qualcosa di importante dall’inizio di un eventuale progetto e non da subentrante, poi chiaramente le valutazioni si fanno di volta in volta a seconda del momento e della chiamata. Sto anche migliorando il mio inglese, perché valuto anche eventuali opportunità dall’estero.

Fonti foto: cronachedispogliatoio.it; tvplay.it; sololalazio.it

Luigi A. Cerbara

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