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Francesco Totti, l’infinito che finisce…un senso non ce l’ha

   Tempo di lettura 7 minuti

Domenica la storia giallorossa volterà pagina. Roma si sveglierà diversa e saluterà il suo imperatore, nato con la fascia da capitano al braccio. Il calcio non sarà più lo stesso

Non tifo. Alle squadre ho sempre preferito i calciatori. Amo il calcio e la sua poesia. Una giocata dà emozioni uniche. Un gol regala orgasmi nel vero senso del termine.

Termine che sostanzia un climax, un capolinea. Fra due giorni si volterà pagina e così, come niente fosse, tutto avrà meno senso.

Senso…“voglio  trovare un senso a questa storia, anche se questa storia un senso non ce l’ha” cantava Vasco Rossi.

Rossi come i cartellini che hanno espulso… il senso. E’ stato un anno di non sense. Prima la triangolazione Blasi-Spalletti-Totti (alla stoccatina del “piccolo uomo” segue quella della “DeLorean”, la macchina del tempo di “Ritorno al futuro”, col conseguente rimbalzo sullo scarso utilizzo del capitano), poi le frecciatine del tecnico all’ambiente (“non dovevo tornare alla Roma”), le scelte giuste nei momenti sbagliati e viceversa (farlo entrare nel derby ma non nella Scala del calcio) irritando gran parte dei tifosi. I pochi secondi non concessi per la standing ovation a San Siro non sono bastati a fargli accarezzare la palla contro la Juve. Proprio nella partita clou, per la prima volta nella sua carriera, entra e non tocca l’amata sfera. Record negativo e tempeste umorali. Luciano è un buon allenatore, ma ha scelto il modo peggiore per farsi ricordare. Lo scorso anno i tre minuti contro il Toro dimostrarono quanto il tempo fosse relativo e quanto Totti fosse assolutizzante. Inaccettabile per un tecnico visibilmente permaloso. Continuare a concedere minuti di gioco avrebbe implicato un public commitment. Tradotto in italiano: uno sputtanamento. Voleva purgare, ma è stato purgato. Il punto è: qual è il vero motivo che sposta il baricentro interiore e ti fa scegliere una cosa piuttosto che un’altra? Preferire perdere pur di far perdere l’altro accade solo in un caso: quando l’invidia, l’insofferenza, l’antagonismo malcelato logora, facendo saltare la logica.

Logica che è sopravvalutata, come diceva Halle Barry in Gothika, ma Spalletti ha sottovalutato un dettaglio di vitale importanza: se perde Totti perdiamo tutti. Perde il calcio. Ho perso e mi sento persa, come se un de profundis suonasse sempre più forte nell’anima. Non voglio lasciar andar via la mia adolescenza. Mi sembra di rivivere il secondo atto di un incubo. Con Baggio ho detto addio alla spensieratezza dell’infanzia intrisa di sogni e fiabe, con Totti dirò addio ai moti adolescenziali, sornioni e rivoluzionari.

Rivoluzionari come le sue caratteristiche. Francesco è “un esperimento tecnico che il calcio italiano non ha mai avuto” per usare le parole di Sconcerti. Domenica sarà l’ultima battaglia del gladiatore tornato a Roma dopo 2000 anni sotto forma di “meccanismo calcistico perfetto”,  la cui aura è la normalità della grandezza: i passaggi di prima senza nemmeno guardare, la capacità di leggere il gioco, anticipandolo, il mix perfetto tra forza e tecnica, la leadership innata con innesti social da emulazione, l’evoluzione nella coerenza e fedeltà ad una maglia, il colpo di tacco che incarna la classe, il cucchiaio che nutre l’anima, la passione folleggiante che stringe il cuore, l’eccellenza che co-stringe a migliorarti sempre, altrimenti…punizione sotto l’incrocio e tutti a casa.

Casa. Con Totti ci sentiamo a casa. E’, nonostante tutto, uno di noi. Lo ha scritto Legrottaglie in una bellissima lettera: “…ciò che faceva impressione era la tua naturalezza nel compiere gesti tecnici straordinari. Come un pittore che per provare colori e pennelli disegna la Monnalisa, magari anche sovrappensiero…Tu rendi migliori anche gli avversari. Lo so perché ci siamo trovati tante volte di fronte. Per competere con uno fuori dal comune, bisogna avere qualcosa fuori dal comune e ciò spinge chi ti affronta a trovare forza e capacità che forse non sospetta di avere. Insomma, sei un po’ come la primavera: metti a proprio agio tutti e tutti stanno bene. Si scoprono e tirano fuori il meglio. Domenica, però, la primavera se ne andrà. Farà ovunque un po’ più freddo e tutti saranno un po’ meno bravi. Ma chi ti ha conosciuto, la primavera la porta nel cuore. E per te inizierà una nuova stagione. Forse passerai per qualche temporale estivo, momenti di tristezza di cui nessuno saprà niente eccetto te. E sarà proprio in quei momenti che crescerai ancora di più come uomo, facendo fiorire un altro talento, quel grande valore umano che porti dentro e che farà ancora tanto bene agli altri. Ciao Francé, grazie per la tua primavera, grazie del tuo sole. Grazie di tutto”.

Tutto. Il calcio è tutto qui, nel sole che è in grado di far sorgere in ognuno di noi. Quanto sole nelle bandiere che sventolano sul cuore! Quante bandiere abbiamo avuto in Italia? Per la Juventus Boniperti e Del Piero, per il Milan Rivera, Baresi e Maldini, per l’Inter Facchetti, Mazzola, Bergomi e Zanetti, per il Napoli Bruscolotti, per la Fiorentina Antognoni, per la Lazio Wilson, per la Roma a parte il caro Francesco, Losi e De Rossi. Di quelli nominati solo l’ultimo sarà ancora in attività a breve. Tempus fugit. Come può essere tutto come prima? Come posso veramente voltare pagina?

Pagina? Non servirebbero tomi interi per descrivere Totti, risulterei indisponente come quel bambino-angelo che, agli occhi di Sant’Agostino, con un secchiello prendeva dell’acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia e alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, rispondeva che voleva versare tutto il mare dentro quel buco.

Buco, un buco nero mi inghiottirà, portando via il senso, i moti rivoluzionari, l’adolescenza, la primavera. Prima e vera. Ultima e vera. Di 28 un cerchio si apre e si chiude. Niente avrà più lo stesso sapore. Tutto avrà il tuo nome.

Nome che è leggenda, oltre il campo, oltre la storia, verso l’eternità. Francesco Totti, l’infinito che finisce…un senso non ce l’ha.

N.B. I tre quadri sono dell’artista, appassionata tifosa giallorossa, Lara Lazzari, che ringrazio. In particolare Totti in maglia bianca è stato destinato al Bambin Gesù mentre quello in maglia rossa è servito a raccogliere fondi per una casa-famiglia per disabili che si trova a Rocca Priora (la cooperativa è “Vivere insieme”).

Erika Eramo

 

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