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Stefano Bizzotto:” La Juventus sta lavorando bene e vale le più forti squadre d’Europa”

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Abbiamo intervistato il noto giornalista, conduttore e telecronista sportivo Rai con il quale si sono toccati vari temi d’attualità, dall’ultimo turno di Serie A alla debacle del calcio italiano in Europa, con una panoramica anche sul prossimo Europeo e sulla Bundesliga

Nella 30° giornata di Serie A hanno vinto entrambe le pretendenti al titolo, la Juve nel derby contro il Torino ed il Napoli contro il Genoa. Vede i bianconeri favoriti per lo scudetto o pensa che la squadra di Sarri abbia ancora delle chances per il sorpasso…

La Juventus è favorita in quanto nelle prossime otto partite le basta vincerle tutte o anche pareggiarne una per laurearsi campione mentre il Napoli deve sperare in favori altrui. Inoltre mai come in questo momento il club partenopeo dipende da un  giocatore, ieri infatti senza Higuain con il Genoa sarebbe potuta finire diversamente. I bianconeri invece non dipendono da un solo elemento, qualche settimana fa erano Dybala-dipendenti ma adesso lo sono di meno.

In questo turno di campionato sono risultati protagonisti Buffon, che ha superato il record di imbattibilità di Sebastiano Rossi, e Higuain che ha raggiunto le 29 reti in 30 partite, insidiando Angelillo. Pensa che siano proprio questi due giocatori i leader carismatici che stanno trascinando i compagni?

Sì, penso che nello spogliatoio e anche in campo sicuramente lo siano. Dispiace che Buffon si sia fermato a 973′ e non abbia raggiunto i 1000′, il numero a quattro cifre avrebbe avuto certamente un impatto visivo ben maggiore. E’ un grande professionista e sta ancora bene fisicamente nonostante i 38 anni suonati. Penso non sia così peregrina la possibilità che disputi il Mondiale del 2018. Quanto a Higuain  è da quando sono bambino che sento di questo primato di Angelillo e ritengo sia giunto il momento di aggiornare il libro dei record anche perchè ci sono attaccanti che segnano 4 gol in una partita e poi non segnano per un mese mentre finora l’argentino li ha distribuiti molto bene i suoi gol nell’arco del campionato e mancano ancora otto gare. Se non dovesse andare incontro a infortuni sono convinto ce la possa fare.

Per quanto riguarda la corsa al terzo posto la Roma ha pareggiato con l’Inter nello scontro diretto e la Fiorentina non ne ha approfittato, bloccata dal Frosinone. Ritiene i giallorossi favoriti o pensa che Inter e Fiorentina possano ancora dire la loro?

Vedo la Roma nettamente favorita, contro l’Inter non ha giocato la sua migliore partita ma è anche vero che non puoi sempre pensare di vincere. Se non si caccia da sola nei guai dovrebbe farcela agevolmente, è più forte delle due rivali.

La scorsa settimana si è consumata una sorta di debacle per il calcio italiano, la Juventus è stata infatti eliminata dal Bayern in Champions mentre la Lazio ha perso in casa contro lo Sparta Praga. Era dal 2001 che nessun club italiano non accedeva ai quarti di una competizione europea. Come si spiega questa crisi del nostro movimento calcistico?

Bisogna fare un discorso diverso tra la Juventus ed il resto del calcio italiano. La parola “crisi” per i bianconeri male si abbina in quanto il doppio confronto con il Bayern dimostra che la Juve vale le più forti squadre europee. Il gruppo di Allegri ha raggiunto una dimensione europea di vertice ed è stato abbastanza sfortunato in alcuni episodi anche se è pur vero che è andato a cercarsela questa sfortuna in quanto sarebbe bastato fare risultato a Siviglia nell’ultima giornata per garantirsi il primo posto nel girone e quindi quasi sicuramente pescare un avversario più abbordabile negli ottavi. Il resto del calcio italiano invece preoccupa perchè quando si esce dai confini le cose vanno male. La Roma ha rischiato seriamente di uscire già nella fase a gruppi, al Napoli è bastato un calo di concentrazione per essere estromesso dal Villarreal che è una buona squadra ma i partenopei sono superiori, la Fiorentina si è sgretolata al cospetto del Tottenham.  Ai nostri club manca l’abitudine ad un certo tipo di partite e manca la profondità degli organici, il Napoli ad esempio è dall’inizio della stagione che gioca sempre con lo stesso undici, i Viola non hanno irrobustito a gennaio la difesa che aveva gli uomini abbastanza contati.

Al termine dell’Europeo Antonio Conte lascerà la panchina della Nazionale. Se l’aspettava questa decisione e quale candidato ritiene più appropriato per la sua sostituzione?

Sono relativamente sorpreso in quanto il fatto che Conte potesse terminare la sua esperienza con la Nazionale al termine dell’Europeo era nell’aria. Lui ama il campo, vuole la quotidianità, dubito invece sia una questione di soldi perchè la nostra Federazione lo paga profumatamente. Conte intende mettersi alla prova, alzare l’asticella e forse anche sfuggire dalle tossine del nostro calcio. Ho letto che sta anche studiando intensamente l’inglese, è un perfezionista. Tra l’altro ho anche la sensazione che abbia fatto un ragionamento: più facile qualificarsi con l’Italia ad un Europeo che porta 24 squadre piuttosto che al Mondiale del 2018 dove l’Europa porterà solo 13 squadre. Saremo nel girone con la Spagna per cui rischieremmo seriamente di andare ai playoff e ci potrebbe capitare un avversario ostico. Quale allenatore avrebbe piacere ad essere abbinato ad una mancata qualificazione ad un Mondiale? Per quanto riguarda i suoi successori Capello si è rimesso in gioco ed è uno che conosce il mestiere pur essendo reduce da esperienze non proprio esaltanti alla guida di nazionali. A me piace da matti Donadoni, mi piace la dignità, la serietà, la concretezza ed anche il modo con cui fa giocare le sue squadre. Il suo Bologna, a parte le ultime settimane, ha fatto un grande campionato. E poi ricordiamoci che Donadoni è stato accantonato in un Europeo, quello del 2008, in cui non ha mai perso essendo stato eliminato dalla Spagna ai rigori. Lui è una persona che si vende male, non cerca i riflettori, le interviste, lavora e basta, evidentemente la cultura del lavoro non sempre paga. Però a volte la vita ti offre un’altra opportunità.

Qual è la Nazionale che vede favorita per l’Europeo e quali invece le possibili outsider? 

L’Europeo è una competizione che spesso si è divertita a stravolgere i pronostici, nel ’92 la Danimarca e nel ‘2004 la Grecia erano le meno accreditate per il successo finale, ragion per cui molte hanno la possibilità di arrivare in fondo. Penso che Spagna e Germania siano in un’ipotetica prima fila e che dietro ci possa essere la Francia, che gioca in casa anche se dovrà risolvere il problema Benzema, non sappiamo se ci sarà e in quali condizioni. In seconda fascia ci metto anche il Belgio che sta crescendo e, perchè no, faccio un atto di fede e ci metto anche l’Italia, nonostante in questo momento i segnali non siano proprio positivi. Nei momenti difficili però abbiamo sempre trovato energie insperate per cui dico anche gli Azzurri.

Lei è stato il telecronista ufficiale delle partite dell’Under 21 dal 2003 al 2012. A quale gruppo è più legato e soprattutto quale squadra ritiene avesse più talento?

Io ho un rimpianto legato ad una partita, la semifinale del 2009 Italia-Germania in Svezia dove nel primo tempo dominammo, i tedeschi chiusi nella loro area di rigore, noi che attacchiamo, pali, traverse, salvataggi poi nella ripresa primo tiro dei tedeschi gol e non siamo più riusciti a risalire. Sono molto legato a quella squadra che secondo me avrebbe strameritato di vincere l’Europeo, allenata dal tanto bistrattato Casiraghi che invece le sue Under 21 le ha sempre fatte giocar bene. Ricordo anche quella del 2004, con la quale abbiamo vinto un titolo europeo ma lì c’era un giocatore, Gilardino, a cui davi palla e due volte su tre faceva gol.

Bizzotto lei è anche un esperto di calcio tedesco. Per quanto riguarda la Bundesliga se lo aspettava che Tuchel, alla sua prima stagione alla guida del Borussia D., facesse così bene proponendo questo calcio spettacolare? 

Non sono rimasto molto sorpreso perchè, rispetto alla scorsa stagione, sta bene Reus che ritengo un giocatore straordinario e ha finalmente capito, al terzo anno, come si gioca in Germania Mkhitaryan, che ai tempi dello Shakhtar era fantastico e sta tornando a quegli standard,  poi Aubameyang  lo vediamo, quasi ogni pallone è un gol, dietro è tornato ad ottimi livelli Hummels per cui quando hai certi giocatori c’è poco da stupirsi. Credo che in questo momento a fare il tifo per il Dortmund ci sia anche Guardiola. Nelle ultime due stagioni infatti il Bayern ha ucciso il campionato arrivando alle semifinali di Champions diciamo “poco allenato”. Stavolta i gialloneri non molleranno, rimarranno in scia ed è quello che serve a Guardiola per tenere sulle corde i suoi non tanto per il quarto di finale contro il Benfica quanto per la semifinale che sarà veramente tosta.

Pensa che l’Hertha Berlino, il club della capitale, riuscirà a tornare in Champions? E come si spiega la crisi che da qualche anno attanaglia le grandi squadre del Nord della Germania? 

L’Hertha mi sembra stia facendo un cammino regolare e può vantare un giocatore, Kalou, ex Chelsea, che pare sia tornato agli antichi splendori. I tedeschi tra l’altro portano in Champions quattro squadre per cui almeno la quarta piazza mi sembra ampiamente alla portata. La crisi dei club del Nord risale già ai primi anni 2000 quando il ruolo che era stato in precedenza dei club anseatici, Amburgo e Werder Brema, lo hanno preso i club della Renania-Vestfalia cioè il Borussia Dortmund, il Bayer Leverkusen, lo Schalke 04. E’ un passaggio di consegne legato a tante cose, anche a gestioni societarie, ad esempio l’Amburgo ha fatto diversi pasticci sotto quell’aspetto mentre il Werder ha avuto un momento di splendore legato anche a singoli giocatori, vedi  Rudi Voeller, vedi Karl Heinz Riedle prima e ad un grande allenatore come Rehhagel quindi ci può stare questa ciclicità nel rendimento delle squadre.

Ritiene che la nomina di Gianni Infantino a presidente della Fifa  possa aprire nuovi scenari positivi per il mondo del calcio? Lei è favorevole al’uso della tecnologia in campo?

Infantino è uno che conosce bene la macchina del calcio a livello dirigenziale e mi sembra una persona per bene. Mi ha sempre colpito la sua compostezza in occasione dei sorteggi, questa tranquillità che trasmetteva al momento dell’accoppiamento dei club. Però mi auguro che non porti il Mondiale a 40 squadre, 32 bastano e avanzano. La tecnologia ben venga in alcuni casi però non vorrei che le partite durassero due ore invece che un’ora e mezza. Anche perchè, visto che ormai il calcio è business ed i tifosi sono clienti, i dirigenti ne potrebbero approfittare per mandare nelle pause degli spot, per cui mi auguro che la tecnologia non si trasformi in un boomerang.

Sia il sottoscritto che gli altri ragazzi della redazione stiamo muovendo i primi passi nel mondo del giornalismo sportivo. Quali consigli darebbe a chi vuole intraprendere questa professione?

Non posso ricordare il mio percorso in quanto ho cominciato 35 anni fa che è come dire 1000 anni fa perchè è cambiato tutto quindi quello che dico io è leggere, appassionarsi, studiare le lingue. In Italia siamo molto arretrati nella conoscenza delle lingue che è invece fondamentale. Ad un ragazzo che ancora vive nell’incertezza io dico di investire un anno della sua vita, vai all’estero, impara una lingua così torni con un bagaglio in più. Detto questo è chiaro che anche i nuovi media ti danno delle nuove opportunità anche se spesso molto volubili.

Ringrazio sentitamente il giornalista Stefano Bizzotto per avermi concesso questa piacevole intervista.

Foto presa da www.mondopallone.it

Giorgio Rainaldi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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