Abbiamo intercettato telefonicamente l’ex giocatore di Udinese, West Ham e Torino che, dopo il ritiro, si è dedicato alla carriera da allenatore
Abbiamo intervistato David Di Michele, ex giocatore di ruolo attaccante ed ex allenatore della Turris. Come giocatore, Di Michele ha giocato dal 1993 al 2016 vestendo, tra le tante, le maglie di Salernitana, Udinese, Reggina, Palermo, Torino, West Ham, Lecce e Chievo.
3 sconfitte per le italiane nelle finali europee, cosa è mancato per vincere?
Principalmente fortuna. All’Inter è mancata la cattiveria di Lukaku nel voler mettere in porta quel pallone mentre la Fiorentina ha meritato fino allo svarione negli ultimi minuti che ci può stare, anche se nelle finali bisogna essere concentrati fino al triplice fischio dell’arbitro. Alla Roma manca un rigore netto sul tocco di mano di Fernando. Avrebbero potuto vincere tutte e 3.
Perché ha scelto di fare l’allenatore?
Spesso quando giochi poi finisci a fare l’allenatore ma per farlo servono mezzi e situazioni diverse. Ho iniziato con i giovani per dargli l’insegnamento che ho ricevuto io, cercando di farli diventare calciatori sia in campo che nella testa. Quello di oggi è un calcio veloce in cui se fai un mese bene sei automaticamente arrivato quando invece ai ragazzi bisogna insegnare le regole, cosa che si è persa.
Quale allenatore, tra quelli che ha avuto, l’ha ispirata maggiormente?
Molti, in particolar modo Spalletti e Delio Rossi per il loro calcio offensivo. Spalletti mi ha lasciato tanto ed è l’allenatore a cui mi ispiro, sono contento che abbia vinto lo scudetto con il Napoli e che sia entrato nella storia del club partenopeo.
Trova differenze tra il calcio in cui giocava lei e quello attuale?
Negli anni il calcio si è evoluto tantissimo. Prima si cercava di verticalizzare più velocemente mentre adesso, prima di farlo, si tende ad avere più possesso palla e a manovrare l’azione maggiormente. Bisogna adattarsi a questo tipo calcio.
Quale attaccante le piace di più? E in quale si rivede?
In Italia ci sono tanti giocatori importanti ma dico Kvaratskhelia perché sposta gli equilibri. All’estero è complicato perché ci sono molti top player. Trovare delle somiglianze è complicato ma ci sono delle caratteristiche che posso riscontrare.
Quanto è stata importante la sua esperienza al West Ham?
Tanto, è stato un insegnamento molto importante per me. In Inghilterra vivono il calcio come uno sport e, a differenza nostra, non ci sono polemiche a fine partita e non si rimarca troppo sugli errori dei calciatori o dell’arbitro. Lì viene visto come un mestiere normale e ti insegnano a dare importanza ai tifosi. Dopo la partita, indipendentemente dal risultato del match e dal tuo stato d’animo, devi fermarti con i fans per firmare autografi in modo che loro siano più motivati ad andare allo stadio per assistere allo spettacolo. Ed è anche giusto così.
Ad oggi la Premier League è il campionato più importante d’Europa. Aveva capito che potesse accadere nel suo anno in Inghilterra?
Sì, già si intravedeva un campionato top. Quando ci ho giocato c’erano calciatori del calibro di Tevez, Cristiano Ronaldo, Rooney, Scholes e Giggs. Hanno anche una forza economica superiore che consente ai club di comprare chiunque.
Un aneddoto sull’Udinese in Champions League?
Era un gruppo molto solido e siamo riusciti a fare qualcosa di straordinario, scrivendo la storia del club con la prima qualificazione alla Champions League. Eravamo ad un passo dal superare il girone ma all’ultima giornata non ci siamo riusciti. Società e città importanti che sono cresciute e che hanno scoperto molti grandi giocatori negli anni. Il ricordo più bello è quello di un ambiente unito verso un unico obiettivo.
Obiettivi per il futuro?
Tornare in panchina per esprimere le mie idee e il mio calcio. Possibilmente ad inizio stagione che è più semplice ma, se così non fosse, sono pronto a rimboccarmi le maniche e lavorare. Spero di avere fortuna nella scelta della squadra e nell’obiettivo che mi verrà richiesto.
Ci teniamo a ringraziare il signor Di Michele per la disponibilità e l’opportunità.
Fonte foto: sportmenews.it, Getty Images
Davide Farina