Editoriale di Erika Eramo
Come si sono comportate le sette squadre principali del nostro Campionato in base alle aspettative? La mia personale classifica con i voti per il mese di febbraio 2016 (23°- 27° turno, con eventuali impegni di Champions e Europa League) e le note a margine sul caso Totti e non solo
Juventus 8: Battendo il Genoa con un autorete di De Maio Allegri supera il record di 12 vittorie consecutive dell’era Conte. Zaza si divora un gol già fatto e si becca il rosso diretto. Al Matusa i bianconeri espugnano il fortino ciociaro vincendo per 2-0 (Cuadrado-Dybala) come nell’unico precedente col Frosinone, in serie B nel 2007. Nella partita scudetto col Napoli vince di misura grazie a un gol del subentrato Zaza che si riscatta: “quel testone permaloso”, come lo definisce Chiellini, regala il sorpasso. In Champions riesce l’impresa a metà di recuperare due gol al Bayern Monaco: il pareggio lascia un piccolo spiraglio alla speranza. Il Bologna, fermandola sullo 0-0, non permette di insidiare il record di 17 vittorie dell’Inter 2006-07. I nerazzurri vengono poi falciati con un secco 2-0 (Bonucci-Morata). Al Conte Max interessa essere presente su tre fonti: campionato, Champions e Coppa Italia, e può puntarci perché come dice Marchisio la squadra è… Infinita.
Roma 7,5: A Di Francesco, ex team manager della prima Roma targata Spalletti, non riesce di sfatare il tabù che li vede sempre perdenti contro i giallorossi a Reggio Emilia. Grazie ai gol dei due Far(aon)i Salah ed El Shaarawy e all’errore di Berardi dal dischetto porta a casa i tre punti. Replica di nuovo con un pizzico di fortuna (traversa di Cassani al ’93) e una gran parata di Szczesny su Cassano battendo la Sampdoria per 2-1: un colpo di testa di Florenzi e un destro al volo del neo acquisto Perotti permettono alla squadra di prolungare la striscia positiva, che si blocca solo in Champions contro i Galacticos del Real Madrid: pur perdendo 2-0, riconquistano una certa credibilità internazionale. Nonostante le polemiche del caso Totti arriva la manita ai danni del Palermo (Keita e doppiette di Salah e Dzeko) e rientra King Kevin (Strootman of course). Batte l’Empoli per 3-1. La Roma ora è tutta con El Sha, “umiltà, cuore, orgoglio e sacrificio”. Faraonica.
Napoli 7: Batte 2-0 la Lazio grazie al solito Higuain (sono ben 12 le reti rifilate ai biancocelesti in 8 partite) e a Callejon. Con l’ottava vittoria consecutiva per 1-0 contro il Carpi supera il record degli azzurri di Maradona nella stagione 1987-1988; Higuain, di nuovo a segno, completa la collezione facendo gol a tutte le 19 formazioni di serie A. Lo scontro al vertice con la Juventus delude le aspettative, non tanto per il risultato (1-0), quanto per lo spettacolo inesistente. Come il drone (usato da Sarri per riprendere i movimenti della linea difensiva) è bloccato dal vento così si interrompe la striscia positiva in campionato e in Europa: il Villareal fa naufragare i sogni europei (dopo l’1-0 subito in terra spagnola i partenopei non vanno oltre l’1-1 in casa). Il Milan, fermandolo sullo 1-1, impedisce il controsorpasso sulla Juve; stesso risultato-fotocopia con la Fiorentina in una partita tra le più esaltanti. Ora si trova a meno tre dalla vetta e deve inseguire. Frenato.
Fiorentina 7: Una prodezza dell’ex nerazzurro Mauro Zarate regala la vittoria per 2-1 al 93’ contro il Carpi, mantenendo il terzo posto proprio ai danni dell’Inter. Dopo essere rimasti fermi sull’1-1 contro il Bologna i viola non sfigurano nello scontro diretto con i nerazzurri: al tiro velenoso di Brozovic risponde Borja Valero di testa, seguito al ’94 da Babacar. Il clima è rovente, tra espulsioni varie (Telles, Zarate e Kondogbia). La squalifica per tre giornate di Zarate innesca i cattivi pensieri di Sousa che pensa già alla Roma. In Europa League viene eliminata dal Tottenham (dopo l’1-1 in casa si fa travolgere 3-0 fuori). si decide tutto alla fine nella partita contro l’Atalanta, battuta per 3-2. Protagonista nel bene e nel male contro il Napoli, in una delle partite più belle della stagione, Marcos Alonso che in un minuto segna e fa segnare Higuain: due traverse clamorose e un Tatarusanu in grande spolvero negano prima alla viola e poi ai partenopei il colpaccio. Adrenalinica.
Milan 7: Per Mihajlovic la vittoria nel derby ha avuto “l’effetto di una bottiglia finalmente stappata. Aspettiamo per vedere cosa c’è al suo interno: champagne, un buon prosecco o semplice gazzosa”. A distanza di un mese da quelle parole ironiche ha all’attivo tre vittorie, due pareggi e nessuna sconfitta grazie ad un maggior equilibrio. Il percorso positivo inizia battendo il Palermo con gol di Bacca e Niang, si arresta parzialmente sull’1-1 contro l’Udinese. Il solito Bacca e il ritrovato Honda firmano il 2-1 contro il Genoa. Conquista l’1-1 al San Paolo: a Insigne risponde un ispirato Bonaventura. Batte infine di misura il Torino. Se gazzosa non è ed è ancora presto per parlare di champagne e brindare a un incontro in zona Champions League i tifosi milanisti possono sorseggiare, per il trentesimo anniversario di Berlusconi alla presidenza, un buon vino, bianco o rosso(nero) non importa; ciò che conta è essere a un solo punto dagli odiati cugini interisti. Euforico.
Lazio 6: Affronta la prima in classifica in emergenza totale in un Olimpico super blindato: l’inconsistenza in attacco e la mollezza difensiva, condite dai cori razzisti ai danni di Koulibaly, permettono al Napoli di dominare. Tanto è incolore lo 0-0 contro il Genoa quanto è esaltante la manita ai danni del fanalino di coda Hellas Verona, anche se sul 3-2 i biancocelesti hanno rischiato di farsi recuperare dai gagliardi scaligeri. Si sorride solo in Europa League passando il turno contro il Galatasaray (dopo l’1-1 turco dell’andata arriva il 3-1 nostrano). Al quarto pareggio consecutivo coi ciociari fuori casa, il terzo per 0-0, segue la sconfitta per 0-2 all’Olimpico col Sassuolo che consolida il settimo posto. Ha detto Zoff: “con questa società…difficilmente si punterà verso l’alto”. Che la sparuta minoranza anti-lotitiana stia diventando la stragrande maggioranza? Per tenere a bada gli animi basterebbe vincere in Europa perché in campionato l’aquila non vola più. Tarpata.
Inter 5: Con il decimo 1-0 del campionato, questa volta ai danni del Chievo, prova a ripartire, riassaporando il gusto dei tre punti, che mancavano dall’Epifania. Torna al gol Icardi (50° centro in A) a digiuno da 4 gare. Frena al Bentegodi dove viene presa letteralmente a testate dai giocatori del Verona, subendo tre gol su calcio da fermo e realizzandone altrettanti: pareggio agguantato in rimonta e rimbrotti di Mancini che pizzica i suoi: “4 o 5 avevano dietro il cuscino, 2 o 3 erano fuori posizione”. Murillo, Icardi e Perisic salvano l’allenatore dalle sicure polemiche. Le sconfitte per 2-1 con la Fiorentina e per 2-0 con la Juve sono intervallate da una gioia: Sampdoria battuta per 3-1. Il ds Ausilio esclama: “Sono incazzato nero”. Nelle prime 16 partite la banda degli M&M’s (Miranda e Murillo) aveva subito solo 9 reti; nelle ultime 11 partite ne ha incassate ben 16 (di cui la metà solo questo mese). Colpa del nervosismo o di un incantesimo al contrario? Stregata.
Il dubbio dei pallonari: Il penalty di seconda battuto da Messi contro il Celta Vigo a favore di Suarez è una scelta coraggiosa o offensiva? Si è vendicato dell’andata in cui gli avversari avevano dominato oppure semplicemente ha voluto mandare in gol il compagno? I più fantasiosi lo vedono come un omaggio a Crujff. Gesto altruistico o di arroganza dunque? Forse semplicemente è… Estrosità da fuoriclasse.
Precedente nefasto: Roma-Real Madrid e Galatasaray-Lazio è un incrocio che si è verificato solo una volta, in una data rimasta tristemente nota e non per motivi calcistici. Era l’11 settembre 2001, il giorno dell’attentato alle Torri Gemelle che costò la vita a circa 3000 persone. Entrambe le romane finirono al tappeto (1-2 e1-0). Quindici anni dopo la Lazio ha onorato il campo e la Roma ha comunque qualche speranza, seppur minima, di passare. Rimane tuttavia il rischio attentati, diventato purtroppo parte integrante della nostra vita. Fantasmi dal passato.
Presente luminoso: In 17 partite Roberto Donadoni ha portato i rossoblù dal terzultimo al 9° posto volando da 6 a 35 punti: una media quasi da prime tre. Ha rivitalizzato Destro, ritrovato Giaccherini; qualche mossa tattica unita al gran lavoro sulla mentalità dei giocatori ha fatto il resto. Grazie a lui il Bologna è rinato. Gran testa ma anche gran cuore: ha infatti pagato i debiti della famiglia di Mario Angelo Anquiletti, ex calciatore del Milan scomparso poco più di un anno fa. La classe non è acqua.
L’uomo del mese: A quasi 40 anni Francesco Totti gioca con un bambino raccattapalle del Sassuolo e prende in giro Pjanic, toccandogli la testa e poi facendo finta di guardare in aria. Tra scherzi e palleggi il video dello show, diventato virale, ha fatto pronunciare a Spalletti: “Francesco è un attore”. Non ha dubbi Verdone che, consapevole della simpatia travolgente del capitano giallorosso, ha replicato: “Perché no? Ci si può lavorare, ma solo fra un po’ quando deciderà di smettere”. Piquè ad un follower che gli chiede un giudizio su di lui risponde: “Totti? Legend”, non lasciando spazio ad interpretazioni. Candela prosegue: “Lui è fra i cinque giocatori più forti della storia del calcio e vorrei che si facesse maggiore chiarezza sul suo futuro”. Lippi rincalza la dose: “Mi dispiace vederlo in panchina, è un’immagine triste”. Più triste è il dopo partita col Real Madrid (in cui entra solo nei minuti finali) perché a un cronista spagnolo Totti dice: “Ma che ci fai ormai con me?”. Amarezza o ironia? E proprio quando tutti sono a chiedersi se continuerà o smetterà prima del previsto arriva la doccia gelata: Francesco rilascia un’intervista alla Rai in cui sfoga tutto il suo malumore, esigendo un maggiore rispetto. Per tutta risposta il 21 febbraio Spalletti sceglie la linea dura e lo spedisce in tribuna. La tifoseria romanista si divide sui social tra chi sostiene l’allenatore e chi il capitano. I più diplomatici stanno dalla parte della Roma, di tutto ciò che fa bene alla società. Già la società. Che responsabilità ha in tutto questo? Totale secondo il ds del Bologna Corvino. Spalletti è chiarissimo: “Può fare il Giggs, il Nedved, può fare il calciatore ma l’allenatore sono io”. E se, tra le esigenze tecniche e un piede sempre magico nonostante l’età, avesse ragione il Leonardo de noantri, il buon Pieraccioni? “Lui deve giocare ancora fino al prossimo rigore per la Roma. A quel punto fanno finta che lo batta un altro che poi all’ultimo invece si volta, fa un piccolo inchino davanti a lui e con la manina gli dice ‘prego Capitano’. Lui arriva al dischetto, si mette le mani sui fianchi, sorride, sta fermo. In silenzio. L’arbitro lo guarda come dire ‘oh?! Daje’, lui guarda l’arbitro come dire ‘ma che ci hai fretta?’, poi prende una rincorsetta, lo Stadio è congelato, si sente solo il tocco morbido di un suo cucchiaino che colombella preciso nell’angolo in alto a destra. Poi si deve sentire solo il portiere che è rimasto immobile e che sottovoce dice: ‘diiiio bonino’. Boato dello Stadio. Totti si alza la maglietta dove davanti c’è scritto ‘e ora trovatevene un altro come me…- e dietro -…se vi riesce’. Poi dalla panchina – mi rendo disponibile – parte uno di corsa che gli porta uno smoking, lui se lo mette ed in smoking e scarpette da calciatore se ne va verso gli spogliatoi. Prima di uscire si volta, guarda lo Stadio fa un piccolo inchino, tutto lo Stadio gli rifà un piccolo inchino, tutti quei tifosi di tutte le squadre che non sopportano che un giocatore faccia il primo tempo con una maglia e il secondo con la maglia dell’altra squadra, gli rifaranno un piccolo inchino. Tutti quegli sportivi stanchi di vedere mezze cartucce che si atteggiano a star e poi fanno un gol a semestre, gli rifaranno un piccolo inchino. A quel punto lui esce dal campo ed entra dove è già: nella leggenda”. L’ottavo re di Roma.
Erika Eramo