Si compra per rinforzarsi, ma si vende anche per lo stesso motivo, è questo il paradosso che sta attualmente vivendo il nostro amato calcio
Business, è questa la parola che regna sovrana ormai anche sullo sport, su tutto lo sport ed il calcio non poteva certo restarne fuori vista la rilevanza che ha in tutto il globo, una fonte inesauribile di guadagno in un mondo dove ormai contano più i soldi dei trofei. Lo sport come lo conoscevamo noi “attempati” non esiste più, ora si percorre la strada della tenuta economica dei club, prima ancora che di quella atletica dei calciatori. La macchina è cresciuta a dismisura e si sono superati dei limiti per i quali ormai ottenere una vittoria significa avere i conti a posto. Certo, il lato economico è sempre stato importante, lo è in ogni ambito, ma se si sciolgono le briglie ai cavalli, loro corrono e non si fermano sino a che non sono stanchi e affamati, così è stato per il calcio, si sono sciolte le briglie e si è cominciato a spendere più di quanto si guadagnasse ed ora molte società sono affamate e bisognose di introiti come non mai.

Quanto esplicitato ci porta alla situazione attuale, quella in cui molti club devono valutare la necessità di vendere anche i loro calciatori migliori, ma si sa che bisogna fare di necessità virtù ed è così che le strategie sono cambiate e le valutazioni sono più attente e nulla più risulta essere scontato, perché ora anche un “gioiello” può cambiare aria davanti ad un’offerta irrinunciabile. Quindi al termine di ogni stagione le società devono decidere quale filosofia intraprendere, per necessità sportive ed economiche. Si dirà che è sempre stato così, ma come già spiegato, adesso la situazione ha raggiunto limiti molto più ampi ed i margini di manovra sono invece ristretti ed è per questo che, da alcuni anni a questa parte, siamo giunti al: “nessuno è incedibile”.

Naturalmente però ci sono le eccezioni e cioè quei calciatori che, per attaccamento alla maglia, per leadership, per filosofia, per sacrificio, per rendimento sul campo, sono un’insostituibile fonte di “guadagno” all’interno di uno spogliatoio, all’interno di una tifoseria, nell’economia tecnica di una squadra, per l’immagine del club. Stiamo parlando di quei calciatori che, attraverso la loro cessione, porterebbero magari un guadagno economico importante, ma che sono ancor più preziosi con la loro permanenza. Nella strategia di una società questo tassello è determinante e non lo si può assolutamente trascurare. Un esempio su tutti, per rendere il concetto definitivamente chiaro, è Nicolò Barella che sembra essere richiesto in Premier e la sua valutazione è naturalmente importante, ma l’Inter non è affatto intenzionata a cederlo e tantomeno il calciatore sembra interessato a cambiare aria. Chiaramente le prime valutazioni “a caldo” porterebbero a pensare che Nicolò non si vende per la sua importanza sul campo, il che è ovviamente vero, ma un’analisi più attenta porterebbe anche a comprendere che l’importanza del centrocampista sardo, va oltre alla sola valutazione tecnica, perché Barella rappresenta l’Inter, la filosofia del club, il temperamento della maglia nerazzurra. Il nazionale azzurro è ormai parte integrante di un meccanismo che, senza di lui non sarebbe più lo stesso e l’eventuale incasso monetario, per quanto importante, non ripagherebbe mai aspetti fondamentali quale, ad esempio, lo spirito di gruppo che Nicolò Barella rappresenta alla perfezione.
Fonti foto: economymagazine.it; paroladeltifoso.it; espn.co.uk
Luigi A. Cerbara