Il tecnico salentino ci sta abituando ad atteggiamenti molto particolari e, più che un allenatore di calcio, sembra un vero e proprio stratega di marketing
Siamo del parere che se Conte usasse la sua arguta intelligenza negli schemi da insegnare alle sue squadre, tanto quanto arguto è nelle strategie di uscita dai team che non si confanno più alle sue aspettative, alle sue richieste, sarebbe davvero imbattibile sul campo. In Inghilterra amano definire Manager colui che noi siamo abituati a chiamare allenatore, ebbene la figura di Antonio Conte non potrebbe essere definita diversamente da vero e proprio Manager, sì, ma di se stesso! Naturalmente, per quanto ottenuto sin qui sul campo, resta un vincente, ma a quale prezzo? A livello economico e d’immagine per le società, a livello psicologico ed atletico per i calciatori, quanto costa Antonio Conte per ogni titolo che “conquista”? In parte conosciamo la sua metodologia di lavoro, sappiamo che chiede ancor prima di arrivare, altrimenti, semplicemente non arriva. Era partito forte con la Juve e vinto con merito, ma poi ha chiesto qualcosa alla società che evidentemente non gli poteva essere concesso e lui, ovviamente, ha fatto le valige. Quell’addio colse tutti di sorpresa perché giunse a ritiro iniziato (era il 15 Luglio 2014) e fu lui stesso a dare la notizia: ‘C’è da comunicare la rescissione consensuale del contratto tra me e la Juventus, che ci legava ancora per quest’anno. C’è stato un percorso in cui ho maturato delle percezioni e sensazioni che mi hanno portato a questa decisione. Percezioni, sensazioni… decisione maturata…’ . Insomma decise lui e lasciò l’incarico, ma il “dettaglio” non indifferente è che, nonostante fosse una sua decisione, ci fu una rescissione consensuale e ciò significa comunque un incasso per le tasche di Antonio. Per dovere di cronaca dobbiamo evidenziare che accadde una cosa identica già anni prima, a Bari: ancora vincente, portandolo in Serie A, nel 2009, rinnovo di contratto firmato il 2 giugno e rescissione consensuale il 23 dello stesso mese. Lui voleva un mercato di rilievo e la società no, quindi che fare? Le valige, semplice. Il marchese del Grillo direbbe: “Io sono io e voi…“

Dopo la parentesi con la Nazionale (2014-2016), il bell’Antonio viene ingaggiato dal Chelsea dove vince, alla sua prima stagione, la Premier League. Tutto sembra andare a gonfie vele, tanto bene che si decide un adeguamento del contratto con l’inserimento di sostanziose penali in caso di esonero o di dimissioni (e qui si riscontra la genialità del “Manager” Antonio Conte n.d.r.). Tra le due stagioni londinesi c’è una vicenda che tiene banco in casa Chelsea ed è il benservito che Conte da a Diego Costa, messo alla porta con un sms, cosa sicuramente poco elegante. La stagione successiva le cose non vanno molto bene e la situazione ambientale si fa via via più pesante e, nonostante la prestigiosa vittoria delle FA Cup, Conte viene esonerato il 13 luglio 2018. Il Chelsea decide di non corrispondere la penale dovuta in seguito all’esonero e “giustamente” Antonio fa causa alla società che verrà condannata a pagare 11,3 milioni di euro. Un anno di riposo dalle fatiche londinesi e, nel 2019, si torna in Italia, questa volta sulla panchina dell’Inter. Due buone stagioni: la prima con un secondo posto in campionato e la finale di Europa League persa con il Siviglia; la seconda con lo scudetto numero 19 per la beneamata. Eppure, ancora una volta, la storia si conclude con l’addio di Conte, la rescissione consensuale e la buonuscita di circa 7 milioni di Euro! Le motivazioni sono sempre dalla parte del tecnico per differenze di vedute sul futuro della squadra.

Veniamo all’ultimo atto, per ora, di questa girandola di panchine. A novembre 2021 subentra a stagione in corso, sulla panchina del Tottenham, fa suo qualche piccolo record di imbattibilità e acciuffa il quarto posto finale, ma ancora una volta è la seconda stagione quella incriminata, la squadra non ottiene i risultati sperati, qualche problema fisico anche per Antonio, le sue solite interviste dove spara a zero su tutto e tutti, tranne che su se stesso, vizio che non ha mai perso (Leggi qui). Insomma lui non ne può più ed inizia la solita trafila studiata e quindi, fatto di pochi giorni fa, la corda si spezza e si licenzia… ah no, scusate, è Antonio Conte, non si licenzia, ma vi è la rescissione consensuale del contratto. Insomma, se fosse un gioco tra bimbi, potremmo senz’altro dire che il bimbo Antonio viene a giocare a casa tua, ma tu lo paghi per venire, lui inizia anche a giocare con i tuoi giocattoli, ma poi ne devi comprare altri, più belli e più costosi, perché lui deve divertirsi alla grande, inoltre le regole le detta lui e se qualcosa non ti sta bene, nessun problema, lui va via, ma tu lo devi pagare anche per andarsene. Un genio! Nelle ultime esperienze, al di là di quanto già detto, notiamo che i tempi della sua permanenza in un club si accorciano sempre più. Chissà cosa porta Antonio Conte alle squadre che allena, spesso titoli per le società, ma quanto porta via Antonio Conte alle suddette società? Restiamo sintonizzati in attesa del prossimo bimbo che lo chiamerà per giocare a casa sua e siamo curiosi di scoprire “quanto” si divertirà Antonio a fare il padrone in casa d’altri. Tutto sommato, se qualcuno glielo permette, lui non fa altro che il suo “mestiere”.
Fonti foto: gqitalia.it; unioneprofessionisti.com; orientativamente.it
Luigi A. Cerbara